Alcune proteine ci proteggono dall’avvelenamento delle radiazioni
Alcune proteine hanno mostrato un’azione protettiva verso l’avvelenamento da radiazioni, finora considerato incurabile. Lo studio del Cincinnati Children’s Hospital Medical Center dell’Ohio è stato pubblicato su ‘Nature Medicine’. Due composti anticoagulanti, già approvati per l’uso umano, hanno mostrato un ruolo inatteso nelle patologie causate da esposizione a radiazioni, che spesso comportano sintomi da sempre considerati irreversibili.
Gli studiosi hanno scoperto una strategia terapeutica che può essere messa in campo fino a 24 ore dopo l’esposizione alle radiazioni. I due composti, la trombomodulina e la proteina C attivata, due antinfiammatori ritirati lo scorso ottobre dal mercato americano per scarsa efficacia, hanno incrementato di otto volte la produzione di globuli bianchi da parte di cellule del midollo osseo, e incrementato dal 40 all’80 per cento il tasso di sopravvivenza di topi che avevano ricevuto dosi letali di radiazioni.
Le radiazioni, infatti, distruggono le cellule del midollo osseo, e quindi annientano la produzione di globuli bianchi preposti alla
difesa immunitaria dell’organismo. Gli scienziati hanno condotto questo esperimento partendo dall’osservazione che alcuni topi mutanti mostravano un’insolita resistenza alle radiazioni, e la mutazione riguardava una insolita, abbondante produzione di trombomodulina.
Gli scienziati precisano che la proteina C attivata mostrava un’efficacia se iniettata anche 24-48 dopo l’esposizione, mentre nel caso della trombomodulina la finestra era di soli 30 minuti.