Nel 2020 la depressione sarà la malattia più diffusa dopo le patologie cardiovascolari
Le stime dell’Oms ci dicono che nel 2020 la depressione sarà la seconda malattia più prevalente nel mondo, dopo le patologie cardiovascolari. E negli ultimi 3-4 anni c’é stata un’esplosione delle malattie mentali, specialmente della depressione, sia per numero di nuovi casi che per intensità”.
A lanciare l’allarme sono alcuni degli esperti che hanno partecipato alla presentazione del nuovo centro di ricerca sulle neuroscienze di Eli Lilly a Erl Wood (Londra). “I disturbi neuropsichiatrici – spiega Andrea Fagiolini, direttore del dipartimento di Salute mentale dell’ospedale universitario di Siena – sono sottostimati. Da soli rappresentano il 28% dei casi del mondo di disabilità, rispetto all’11% del cancro. Tuttavia nessun paese predispone le risorse necessarie a farvi fronte”. Tra le cause della depressione, oltre ad una predisposizione genetica, maggiore o minore in ogni individuo, ci sono anche fattori esterni, come solitudine, avversità, problemi economici e relazioni.
“Gli anziani – continua – che vivono la perdita di un coniuge, magari della casa, dei soldi e della salute, sono tra i soggetti che la sviluppano più spesso, ma anche quelli meno trattati, soprattutto se si trovano in case di riposo”. Eppure ormai è stato dimostrato, prosegue Fagiolini, “che la depressione produce delle alterazioni dei circuiti cerebrali ‘fotografabili’ con la risonanza magnetica funzionale, la tac e ora anche con un test del sangue. Il problema è che, nel caso degli anziani, si pensa che sia normale che siano un po’ tristi e spesso non li si cura”.
Tra le altre patologie che colpiscono il cervello, sicuramente un’altra molto diffusa è l’Alzheimer. Vi sono tuttavia dei fattori con un’azione protettiva, “come l’esercizio fisico – aggiunge Pier Luigi Canonico, presidente della Società italiana di farmacologia – che fatto 3-4 volte a settimana riduce il rischio di demenza del 50%, e anche vivere in un ambiente arricchitto e non isolato. Fattori che stimolano la produzione di neuroni dalle cellule staminali del cervello”.
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