Nasce a Roma il Centro Exit per gestire le gravidanze e le nascite altamente a rischio

di oggisalute | 1 agosto 2012 | pubblicato in Attualità
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La salvaguardia della vita che nasce unisce due eccellenze della sanità italiana, l’Ospedale pediatrico Bambino Gesu’ e il Policlinico universitario Agostino Gemelli. Nasce a Roma il Centro Exit, il primo in Europa a fornire un percorso assistenziale del tutto nuovo, per affrontare in maniera strutturata e con protocolli ad hoc la necessità di fare tesoro del legame mamma-figlio durante la gestazione, protaendo il momento della nascita per il tempo strettamente necessario a praticare interventi salvavita.

Tradotto: la possibilità di salvare il bimbo subito dopo il parto, garantendo attraverso la placenta l’ossigenazione al neonato in sofferenza. L’uso di questa procedura,spiegano gli esperti riuniti oggi a Roma per lanciare il progetto, è efficace contro qualsiasi anomalia fetale che possa compromettere la rianimazione del neonato in sala parto, come lesioni toraciche estese,gravi lesioni polmonari unilaterali, tumori e cardiopatie.

Interventi d’urgenza effettuati senza che l’interruzione della circolazione sanguigna e dell’ossigenazione del feto-garantita dalla permanenza nell’utero materno, possa creare danni cerebrali irreversibili o il decesso. “Stiamo creando una figura nuova, di raccordo fondamentale, una classe di ostetrici con competenze specifiche nel settore”, sottolinea Giovanni Scambia, direttore del dipartimento per la Tutela della salute della Donna e della vita nascente, del Bambino e dell’adolescente del Policlinico Gemelli.

“L’avvio del centro Exit – prosegue il Professore – dà finalmente speranza a tutte quelle coppie in attesa di un figlio, che trovandosi a vivere una fase così delicata a causa della patologia fetale diagnosticata al proprio bimbo, possono trovare nell’avanzamento della scienza medica una ragione di conforto”.

Non far staccare la placenta dall’utero e’ il “nodo” del metodo Exit: “nel momento della nascita vogliamo che la placenta continui ad ossigenare il feto e consenta quindi di intubare. Impedire quindi che l’utero si contragga , con un’anestesia profonda della mamma,estraendo il feto per un terzo, lasciando per il resto il corpo del feto nella cavità uterina”, spiega Leonardo Caforio, dirigente medico Patologia ostetrica e ginecologica,Policlinico Agostino Gemelli responsabile ambulatorio di fisiopatologia fetale,Ospedale Bambino Gesù.

Il Centro Exit Bambino Gesu’- Gemelli ha finora consentito di salvare la vita a una bambina e a un bambino,entrambi operati nel mese di luglio 2012, prima di essere completamente estratti dall’utero, permettendo all’equipe di rimuovere masse e malformazioni che avrebbero impedito la sopravvivenza dei piccoli al parto.

Commenti

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