‘I-Disorder’: in un libro la tecnologia che crea dipendenza
Si chiamano ‘I-Disorder’, dal titolo dell’ultimo manuale (IDisorder – Understanding Our Obsession With Technology and Overcoming Its Hold on Us, ed. Palgrave MacMillan) dello psicologo californiano Larry Rosen, che è diventato un bestseller e indicano le tecno-patologie, un mix di disagi a cui si va incontro stando inchiodati tutto il giorno alla scrivania, ventiquattr’ore su ventiquattro tra pc, smartphone e tablet, spesso usati in contemporanea.
Lo psicologo, che insegna alla California State University, analizza le piu’ comuni, a cominciare dalla ‘phantom vibration syndrome’, la vibrazione fantasma, in cui si ha l’errata percezione che il cellulare nella tasca stia vibrando, persino se è appoggiato sul tavolo. Il ‘Google effect’, invece, consiste nella crescente incapacità di memorizzare nuove informazioni (ma anche indirizzi, numeri di telefono) nell’illusione di poterli facilmente recuperare su Google o sui contatti del cellulare.
La cosiddetta deviazione del ‘meformer’ è tipica di chi passa tutto il tempo su Twitter cercando informazioni su se stesso, mentre la ‘Facebook depression’ coglie sempre più spesso gli utenti dei social network. E crea una vera e propria dipendenza, come quella dalle sigarette, dando origine a dei disagi fisici, come insonnia, ansia e danni alla vista.
Tant’e’ vero che Rosen consiglia di smettere gradualmente, dandosi un tempo massimo al giorno per consultare Facebook. Ancora, usare di più gli sms o il telefono per sentire gli amici e, al limite, la posta elettronica: questi sono piccoli passi che, con costanza e determinazione, possono aiutare a guarire dalla dipendenza.
Secondo uno studio condotto dall’Università di Bonn e pubblicato sul Journal of Addiction Medicine pare che siano le donne più inclini a soffrire di ‘i-Disorder’ rispetto agli uomini e la ragione non sarebbe solo psicologica ma genetica. L’indagine tedesca ha coinvolto 843 persone di entrambi i sessi per valutare la loro inclinazione a utilizzare il web e quanto questo influisse sulla loro vita. In questo gruppo i ricercatori hanno contato 132 persone con una spiccata dipendenza da Internet.
Le loro caratteristiche sono state confrontate con un gruppo di persone ‘sane’ e l’analisi ha mostrato che chi era dipendente era prevalentemente di sesso femminile e aveva una probabile predisposizione genetica. I ricercatori, nonostante siano soddisfatti dei risultati conseguiti, sostengono che sono necessari ulteriori studi prima di decretare che ci sia davvero una matrice genetica e soprattutto femminile. E’ assodato, tuttavia, che le donne sono davvero tra le maggiori utilizzatrici assidue dei servizi presenti su internet, primo tra tutti lo shopping on line.