La cataratta con il femtolaser
A un anno dalla prima introduzione in Europa e in Italia, l’intervento di cataratta con il laser a femtosecondi conferma le sue prerogative rivoluzionarie specie per la precisione. Lo hanno rilevato gli oculisti che da tutto il mondo sono venuti a Milano per il congresso internazionale dal titolo ‘Videocatarattarefrattiva’. In Europa sono oggi installate un centinaio di macchine che utilizzano questo tipo di laser, altrettante ce ne sono in Usa.
Quattro attualmente in Italia: a Milano e a Roma in strutture private, a Verona e a Chieti in ospedali pubblici. Trentamila gli interventi finora eseguiti nel mondo. La rimozione della cataratta (opacità del cristallino, che colpisce il 60% degli ultrasettantenni) è oggi un intervento molto diffuso: in Italia se ne fanno 450 mila l’anno. Si fa da anni con una piccola incisione nella cornea, attraverso cui una sonda a ultrasuoni frantuma il cristallino opacizzato, i cui frammenti vengono aspirati prima di inserire quello artificiale.
Il nuovo laser è un ‘bisturi di luce’ che opera il taglio della cornea con oltre un milione di impulsi (ognuno dei quali vaporizza microporzioni di tessuto pari a 2-3 millesimi di millimetro), con una frequenza dell’ordine del miliardesimo di secondo. E il taglio completo viene eseguito in circa 45 secondi.
”Il vantaggio – spiega Rafael Barraquer, oftalmologo di Barcellona – sta nella precisione del taglio e nella sua programmabilità (che riducono il problema dell’ astigmatismo corneale) specie in funzione dell’impianto di lenti multifocali o accomodative, che di questa precisione hanno bisogno”.
”Inoltre – afferma Lucio Buratto, l’oftalmologo milanese che per primo ha introdotto la tecnica in Italia – lo stesso laser consente la frantumazione del cristallino opacizzato, e questo è utile soprattutto nelle cataratte dure, in cui la procedura tradizionale a ultrasuoni è più difficoltosa e può presentare rischi di lesioni alle strutture vicine”. Gli svantaggi risiedono soprattutto nei costi e nella manutenzione, per ora maggiori rispetto alla chirurgia standard.
Ma la nuova procedura non pretende di sostituire la metodologia ad ultrasuoni, ma conta di migliorare l’ intervento, soprattutto nei casi in cui precisione e programmabilità sono priorità imprescindibili. ”Si tratta – precisa Buratto – di una procedura nuova che avrà ancora perfezionamenti, e i cui risultati sono ancora numericamente modesti, ma siamo ancora all’ inizio e le prospettive sono importanti”.