Un chip genetico come arma contro il doping
In un futuro non lontano sarà possibile scoprire se un atleta ha assunto una qualsiasi sostanza proibita semplicemente studiando il suo Dna con un chip genetico, ossia un dispositivo capace di analizzare simultaneamente diversi geni. Lo ha affermato durante una sessione del congresso mondiale di Medicina Sportiva a Roma Olivier Rabin, direttore scientifico dell’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada).
”La fisiologia di una persona – ha spiegato Rabin – è determinata dall’espressione dei suoi geni, che regolano tutti i parametri, dalla muscolatura alla quantità di ossigeno trasportato dal sangue. In futuro non cercheremo più le singole sostanze proibite, ma guarderemo se la fisiologia corrisponde a quella ‘scritta’ nel Dna, o se invece c’è stata qualche manipolazione. Questo può essere fatto con un chip genetico e permette di scoprire qualsiasi tipo di doping, da quello tradizionale a quello genetico, che ancora non è in uso, ma che è di sicuro la prossima frontiera. I primi test sono molto promettenti”.
In attesa di arrivare a questo traguardo, la lotta al doping nei prossimi anni passa anche per un’estensione del ‘passaporto biologico’, il monitoraggio dei parametri del sangue già applicato nel ciclismo: ”stiamo studiando non solo l’estensione ad altri sport – ha affermato Rabin – ma anche altri tipi di ‘passaporto’, che controllino non solo l’ematocrito ma tutti i parametri sensibili, come gli steroidi nel sangue”.