Cattiva alimentazione: in aumento i casi di gotta
Una volta era nota come la ‘malattia dei Re’, o comunque di quei pochi privilegiati che potevano permettersi ricchi pasti. Oggi invece la gotta torna a colpire, ma lo fa soprattutto tra le persone con un basso livello di istruzione e di occupazione, che spesso seguono una ‘cattiva’ alimentazione. A dirlo sono gli esperti della Societa’ italiana di reumatologia (Sir), che hanno aperto oggi a Milano il loro congresso nazionale.
A soffrire di gotta sono oltre 500 mila italiani, soprattutto uomini oltre i 40 anni e donne in post-menopausa, ”ma potenzialmente piu’ di 5 milioni potrebbero svilupparla. Tanti sono infatti – dicono i reumatologi – i soggetti che presentano elevati livelli di acido urico nel sangue, causa diretta della comparsa della malattia, spesso in associazione con un disordine metabolico piu’ generale come obesita’, dislipidemia, iperglicemia, ipertensione”.
In genere gli attacchi di questa malattia ”interessano inizialmente l’alluce, successivamente si estendono a caviglie, gomiti e ginocchia, spalle o polsi che si gonfiano e arrossano procurando forti bruciori. L’incidenza di questa patologia e’ in costante aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione e dei tassi crescenti di obesita’ e diabete tra la popolazione, oltre che della diffusione di alcune classi di farmaci”. Nonostante sia nota da tempo, pero’, su questa malattia gli studi sono ancora molto pochi. ”Sebbene la recente introduzione di nuovi farmaci stia dando un certo impulso alla ricerca – dice Giovanni Minisola, presidente Sir – gli studi osservazionali in materia sono sporadici a livello internazionale e praticamente assenti per l’Italia. Da qui l’impegno della Societa’ italiana di reumatologia nello studio King, per analizzare l’influenza di numerose variabili come fattori socio-demografici, comorbilita’, abitudini di vita, durata e fase di malattia, sulla disabilita’ funzionale e sulla qualita’ della vita di pazienti affetti da gotta”.
Sono stati coinvolti 30 centri reumatologici italiani, con i quali sono stati ricavati dati su 450 pazienti per un arco di 12 mesi. ”I risultati preliminari – spiegano gli esperti – hanno fornito dati interessanti sulla storia attuale della gotta: il 40% dei pazienti mostra una disabilita’ superiore all’atteso, che va da lieve a severa. A causa della disabilita’ e della peggiore condizione fisica, la qualita’ di vita e’ significativamente ridotta. Inoltre, gli stili di vita hanno un impatto significativo sulla malattia: in particolare i soggetti obesi o coloro che consumano alcolici, specie la birra, presentano una maggiore disabilita’, mentre e’ stato riscontrato che l’abitudine al fumo dei pazienti con gotta e’ minore rispetto alla popolazione generale”.
”E’ necessario un intervento in grado di migliorare la condizione dei pazienti – conclude Minisola – limitandone la disabilita’ e prevenendo l’acutizzazione cronica della malattia.
Ribadiamo l’importanza di una diagnosi precoce e di una terapia appropriata, cui affiancare una corretta educazione del paziente, che deve essere opportunamente informato e sensibilizzato sui comportamenti da adottare. Non si devono poi dimenticare una sana alimentazione e una moderata attivita’ fisica”