La fine del mondo genera ansia? Meglio essere meno informati
In Russia il governo qualche giorno fa e’ stato costretto a prendere la questione sul serio, con un comunicato ufficiale in cui si rassicuravano i cittadini spaventati sul fatto che nulla accadra’. Anche a Shangai, in Cina, la polizia e’ dovuta intervenire ufficialmente sul proprio profilo Weibo (il twitter cinese) per tranquillizzare i tanti cittadini che continuavano a intasare la pagina con richieste di aiuto e chiarimenti e persino la serissima Nasa nella sezione ”Ask an astrobiologist” deve fare i conti in questi giorni con domande su domande relative al ”Doomsday” , la fine del mondo. Secondo una profezia Maya, com’e’ noto, il ”giorno X” dovrebbe essere il 21 dicembre e sebbene non sembrino esserci evidenze empiriche a supporto di questa teoria la paura serpeggia, a volte anche mascherata da sottile ironia. E’ sul web che, come sempre, oltre a condividere e amplificare paure si cercano informazioni: ma attenti, perche’ proprio la mania di controllo, quel voler continuamente sapere tutto a tutti i costi, puo’ nuocerci e scatenarci maggiore preoccupazione.
Meglio essere un po’ fatalisti e sforzarci di indirizzare le nostre energie verso emozioni positive e progetti, anche in date successive a quella del ”famigerato” evento. Il consiglio viene dalla dottoressa Paola Vinciguerra, psicologa e psicoterapeuta. ”Ad essere piu’ colpite da questo tipo di paure sono le persone ansiose che hanno la tendenza a concentrarsi su cio’ che crea loro preoccupazione – spiega – in sostanza in questi casi si tende ad amplificare in negativo domande e interrogativi che ogni essere umano si pone: da dove vengo, perche’ sono qui, che cosa ne sara’ della mia vita”.
”Se a questa tendenza a preoccuparsi si aggiunge poi una situazione di grossa ansia a livello mondiale, che genera destabilizzazione – conclude – ecco che magari siamo portati a indirizzare le nostre energie verso qualcosa di distruttivo, mentre dovremmo fare l’esatto contrario ed essere meno dipendenti da telefonini e tablet, nei quali cerchiamo ossessivamente risposte alle nostre paure”.