Con l’apertura delle nuove sale da poker aumenta il rischio della dipendenza

di oggisalute | 2 gennaio 2013 | pubblicato in Dipendenze
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”Le ricerche scientifiche ci mostrano che l’incremento delle offerte di gioco d’azzardo, sia attraverso la rete internet sia attraverso l’apertura di locali e siti appositi, puo’ portare inevitabilmente all’aumento del numero dei giocatori d’azzardo”. Lo ha detto il capo del Dipartimento politiche antidroga, Giovani Serpelloni in merito all’apertura di nuove sale da poker.

”Quello che ci preoccupa – aggiunge Serpelloni – e’ che questo grande aumento di offerta puo’ raggiungere maggiormente le persone particolarmente vulnerabili, che per proprie caratteristiche neurobiologiche se esposte al gioco d’azzardo possono sviluppare un gioco problematico e successivamente una vera e propria patologia con una dipendenza che necessita cure e trattamenti adeguati e costosi. Il gioco d’azzardo patologico (GAP) e’ e puo’ diventare sempre di piu’ una problematica di Sanita’ Pubblica che ha bisogno di risposte di sistema (sanitario, sociale ed economico-produttivo) coerenti e chiare, ma soprattutto basata sulle evidenze scientifiche che hanno mostrato inequivocabilmente che l’aumento delle offerte e della pressione pubblicitaria puo’ fare evolvere un lecito divertimento in una vera e propria malattia del cervello”.

”Le Neuroscienze dell’Addiction – prosegue Serpelloni – hanno ormai dimostrato senza ombra di dubbio come e quando queste patologie si possono sviluppare e quali sono i fattori che le incentivano. Gli studi clinici ed epidemiologici eseguiti dalle piu’ importanti organizzazioni scientifiche mondiali dimostrano che questa e’ una patologia prevenibile e curabile e che l’esposizione intensiva a stimoli pubblicitari pressanti ed ingannevoli e successivamente al gioco d’azzardo puo’ produrre stati di malattia sociale”. Il DPA, ricorda Serpelloni ”ha varato, anche in collaborazione con i Monopoli di Stato, un progetto contro il gioco d’azzardo patologico predisponendo una serie di azioni in ambito preventivo e preparando una serie di pubblicazioni scientifiche nell’ambito delle neuroscienze riportanti anche le indicazioni di buone prassi da seguire per tutti gli operatori del settore e per i sanitari impegnati nella cura di queste persone”. ”Desta comunque sconcerto – conclude – l’attuale tendenza e le varie pressioni commerciali che vengono esercitate e che sembrano valorizzare in termini prioritari piu’ il profitto che la salute pubblica”.

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