Il dialogo con il medico aiuta molto i malati di cancro

di oggisalute | 2 gennaio 2013 | pubblicato in Attualità
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C’e’ ancora un muro a dividere medico e paziente, il primo, spesso, poco propenso a chiedere al paziente aspetti della sua vita che esulano dalla terapia; il paziente, dal canto suo, sovente prova disagio e imbarazzo a parlare della sua vita privata. Questa scarsa comunicazione puo’ minare la qualita’ di vita del paziente e l’esito stesso delle cure. Lo spiega Massimo Di Maio, Specialista in Oncologia presso l’Istituto Nazionale Tumori di Napoli.

L’oncologo medico, pur sensibile, vive solo ‘uno spaccato’ della vita del paziente, corrispondente al momento della visita periodica, continua Di Maio. Gli sfugge quello che succede fuori dall’ambulatorio, fuori dall’ospedale. Per questo e’ fondamentale parlare col proprio paziente della sua vita, delle sue difficolta’ e degli effetti avversi delle terapie.

Il ‘silenzio’, la mancata comunicazione da parte del paziente, per timore o imbarazzo, porta tra le altre cose a sottostimare gli effetti collaterali del trattamento da parte dello specialista. ”Sono convinto – sottolinea Di Maio – che questo problema e’ almeno in parte risolvibile se l’oncologo chiede specificamente, al momento della visita, se certi effetti si sono verificati o meno, non lasciando che sia il paziente a riportarli spontaneamente”. Inoltre, nel caso di effetti collaterali la cui intensita’ puo’ variare nel tempo, come tipicamente nausea e vomito, l’impiego di strumenti come un diario, che i pazienti compilano a casa e poi riportano, puo’ essere particolarmente utile per lasciare traccia dell’impatto complessivo dell’effetto collaterale, in modo che l’oncologo possa averne un quadro fedele.

Ma non ci sono solo gli effetti collaterali dei farmaci, anche gli aspetti del vissuto privato del paziente in merito alla sessualita’ rientrano nel non-detto tra lui e il suo medico. La sessualita’ costituisce un’area silente nella comunicazione medico-paziente, spiega Anna Costantini, Presidente della Societa’ Italiana di Psico-Oncologia. Gli studi su migliaia di malati, rileva l’esperta, dimostrano che in generale essi desiderano un’informazione franca su temi sessuali, vogliono parlarne, sono interessati a che vengano loro poste domande in merito e desiderano informazioni pratiche su come vivere l’intimita’ durante e dopo i trattamenti oncologici.

I pazienti ricordano poche discussioni sulla sessualita’ e gli stessi medici, sia specialisti sia di medicina generale, riferiscono di parlarne molto raramente. ”Ben vengano dunque operazioni culturali che favoriscano, come ONCOMovies, una sensibilizzazione su questi temi”, conclude Costantini.

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