La corretta alimentazione nella steatosi epatica
La Steatosi Epatica, meglio nota come “fegato grasso”, è una condizione clinica caratterizzata da un accumulo di grassi negli epatociti che, se non adeguatamente trattata, può progredire verso forme clinicamente più rilevanti, come la steatoepatite e la cirrosi. Attualmente, la modificazione dello stile di vita costituisce il più importante presidio terapeutico e mezzo di prevenzione della steatosi; infatti, tutti gli studi sono concordi nell’affermare che ridurre gradualmente il peso corporeo, mantenere una dieta equilibrata e un certo livello di attività fisica possa contribuire ad un progressivo miglioramento clinico.
L’unica dieta raccomandata nella steatosi è quella “Mediterranea” , la quale contribuisce al calo ponderale, per il basso contenuto di calorie e grassi e per l’elevato contenuto in fibre, ed alla riduzione delle amminotransferasi (ALT e AST) e dei livelli di insulina, in quanto l’insulino-resistenza è un fattore di rischio della steatosi; essa, inoltre, svolge un’azione antinfiammatoria, attraverso una riduzione epatica del TNF-α, una citochina infiammatoria, e un’azione antiossidante, attraverso una riduzione dello stress ossidativo, contribuendo alla diminuzione della condizione clinica.
Il modello alimentare mediterraneo viene da anni illustrato attraverso la figura di una piramide alimentare che descrive un’equilibrata distribuzione degli alimenti nella dieta con la giusta frequenza e quantità: alla base di tale piramide si trovano i carboidrati complessi (55% dell’energia giornaliera), al secondo posto frutta, verdura, vitamine e sali minerali, al terzo posto gli alimenti proteici (15% dell’energia giornaliera) ed al vertice i grassi (30% dell’energia giornaliera) e i dolci da usare con moderazione; tutto ciò deve essere accompagnato dall’esercizio fisico.
I nutrienti, quindi, che svolgono un’azione protettiva nei confronti della steatosi e che fanno parte della Dieta Mediterranea possono essere raggruppati nel seguente modo:
• Carboidrati a basso indice glicemico (soia, arachidi, lenticchie, ceci, piselli, fagioli), in quanto migliorano la risposta glicemica e le concentrazioni ematiche di colesterolo; • Fibra soprattutto solubile come l’avena che è in grado di ridurre le concentrazioni sieriche dei trigliceridi; • Acidi grassi polinsaturi ω-3 (acido linolenico, acido eicosapentenoico, acido docosaesaenoico) che si trovano in maggiori quantità nel pesce, in quanto esercitano azioni protettive nel fegato prevenendo il danno necroinfiammatorio;
• Acidi grassi monoinsaturi, fra cui l’acido oleico che si trova nell’olio d’oliva, poiché riducono le LDL ossidate (responsabili dell’accumulo di colesterolo nelle arterie) ed incrementano le HDL (responsabili dell’eliminazione del colesterolo che si deposita sule pareti delle arterie); inoltre, aumentano l’ossidazione lipidica e diminuiscono l’insulino-resistenza con conseguente riduzione della steatosi; • Proteine di origine vegetale come i legumi, in quanto ricche di proteine ad alto valore biologico;
• Antiossidanti (vitamina C, vitamina E, acetilcisteina) che sono in grado di ridurre lo stress ossidativo e quindi la formazione dei radicali liberi; • Vitamina D, poiché è in grado di modificare il rischio cardiometabolico, tra cui il diabete di tipo 2, l’ipertensione e la malattia cardiovascolare. Bisogna, invece, fare attenzione ad alcuni nutrienti che sembrano avere un ruolo chiave nello sviluppo della steatosi epatica: • Zuccheri semplici (fruttosio e saccarosio) presenti nei succhi di frutta e nei prodotti dolciari; • Acidi grassi saturi presenti negli alimenti di origine animale; • Acidi grassi trans presenti nei prodotti lattiero-caseari e nella margarina;
• Colesterolo che dovrebbe essere assunto in quantità inferiori a 300 mg/die; • Cloruro di sodio, il comune sale da cucina, in quanto contribuisce allo sviluppo di ipertensione e malattia cardiovascolare, tutti fattori di rischio della steatosi epatica; attualmente il livello di assunzione raccomandata è al di sotto di 6 g/die, corrispondente a circa 2,4 g di sodio.
Fra questi non bisogna dimenticare l’alcol che svolge un ruolo chiave nello sviluppo della steatosi epatica alcolica; dato che esso fornisce un apporto calorico pari a 7 calorie per grammo, la dose sicura di alcol non dovrebbe superare 1-2 unità alcoliche al giorno pari a 1-2 bicchieri di vino. Infine, data l’elevata incidenza di steatosi, la prevenzione dovrebbe iniziare sin dalla giovane età con programmi di sensibilizzazione nei confronti delle malattie metaboliche, privilegiando la Dieta Mediterranea finora considerata l’unico approccio terapeutico e preventivo, in quanto ricca di acidi grassi ω-3, acidi grassi monoinsaturi come l’olio d’oliva, frutta e verdura, cibi ad alto contenuto di fibra e a basso indice glicemico. A cura della Dr.ssa Laura Giovanna Liporace Biologo Nutrizionista iscritta all’ordine nazionale dei biologi dal 22/11/2012 con numero d’iscrizione AA_067535. A Novembre 2011 ho conseguito la laurea specialistica in scienze della nutrizione umana con votazione 110/110. A luglio 2009 ha conseguito la laurea triennale in scienze della nutrizione con votazione 104/110. Attualmente ha una pagina fb dal nome Biologa Nutrizionista Laura Giovanna Liporace. La dott.ssa opera a Belvedere Marittimo (Cosenza).