Il cuore si “ripara” nella Valle dei Templi
Agrigento – Ad oggi è l’unico punto di riferimento di un bacino d’utenza di 400.000 persone per il trattamento della patologia vascolare periferica degli arti inferiori, superiori e delle arterie renali e della patologia carotidea nei pazienti colpiti da ictus e Tia, oltre che per alcune procedure interventistiche speciali, come il trattamento dell’aneurisma dell’aorta addominale per via percutanea e dell’ipertensione resistente con la denervazione renale. Parliamo dell’unità operativa di Emodinamica e Cardiologia Interventistica dell’ospedale di Agrigento che, a breve assieme ad altri quattro centri italiani, parteciperà ad uno studio europeo che coinvolgerà migliaia di pazienti e verificherà l’efficacia a lungo termine di un nuovo dispositivo vascolare bioriassorbibile (Bvs), utilizzabile nelle angioplastiche coronariche. L’unità operativa di Emodinamica e Cardiologia Interventistica dell’ospedale di Agrigento è ai primi posti in Sicilia per numero di interventi per infarto miocardico acuto, con circa 1.000 angioplastiche nel 2012, di cui circa 250 in corso di infarto. Presso la struttura sono da poco disponibili anche le ultime novità terapeutiche per il trattamento della malattia coronarica tra cui, appunto, il nuovo dispositivo vascolare bioriassorbibile (Bvs). “Il Bvs – spiega Giuseppe Caramanno, direttore dell’unità operativa – è realizzato in polimero di acido polilattico, materiale naturale comunemente utilizzato per i punti di sutura, che consente al dispositivo di riassorbirsi progressivamente e scomparire in un periodo di circa due anni, dopo aver assolto al proprio ruolo di sostegno medicato della parete vascolare. Abbiamo già realizzato con successo 23 impianti di questo innovativo dispositivo, che presenta il vantaggio di lasciare i vasi liberi di tornare al proprio stato naturale e di recuperare la propria funzionalità”.