Uomo, obeso e fumatore. “Carte in regola” per ammalarsi di cancro del pancreas
Ogni anno in Sicilia si ammalano di cancro del pancreas circa 500 persone. Ne sono colpiti più gli uomini che le donne e, solitamente, questo è un tumore della tarda età, raramente colpisce persone giovani. Il prof. Alberto Marenghini, direttore UO Medicina Interna 1 dell’Ospedale Civico di Palermo è da circa 30 anni all’interno dell’Aisp, l’Associazione Italiana per lo Studio del Pancreas.
“Il mio reparto sta diventando in qualche modo il centro di una rete per malattie pancreatiche in Sicilia”.
Qual è il tasso di mortalità del tumore del pancreas?
“Questo è il reale problema perché mentre non è uno dei più frequenti come carcinoma, come mortalità invece risulta essere il quinto nei Paesi occidentali. Questo è legato al fatto che la mortalità a 5 anni dall’insorgenza è quasi del 100 per 100”.
Esiste uno screening per questa patologia?
“Ancora non c’è uno screening per potere prevenire il cancro o, per lo meno, per potere porre precocemente rimedio ai danni di questo carcinoma”.
Come si può fare allora prevenzione?
“La prevenzione si può fare incidendo su quelli che sono i fattori di rischio conosciuti, ovvero: il fumo, alcune sostanze chimiche, i cibi grassi. Prevenzione si fa mangiando frutta e verdura abbondanti e quindi la dieta mediterranea dovrebbe servire a ridurre l’incidenza del cancro al pancreas. Probabilmente anche l’obesità potrebbe avere una sua connessione con lo sviluppo di questo tumore. Mentre un interesse particolare negli ultimi anni è dato dalla familiarità, perché circa il 20 per cento dei carcinomi del pancreas sembrerebbero essere legati alla familiarità. Questo potrebbe aprire qualche prospettiva di screening per un ritrestto numero di carcinomi del pancreas”.
Esistono delle cure efficaci?
“E’ estremamente deludente. Sia la chirurgia che le terapie farmacologiche e radioterapiche si sono dimostrate finora molto limitate . La parola cancro ha una nomea così tragica quasi esclusivamente per il carcinoma del pancreas. Questa sua elevatissima mortalità è per la mancanza di terapie adeguate. E quindi noi dovremmo agire fondamentalmente sia continuando nella ricerca dei farmaci, delle chemioterapie che nella prevenzione”.
E sulla diagnosi precoce?
“Sulla diagnosi precoce abbiamo il problema che questo carcinoma è sintomatico tardivamente. Quando i pazienti se ne accorgono, il tumore è in stadio già avanzato. Questo è legato anche alla sua dislocazione anatomica. E’ in una zona estremamente profonda dell’addome e poco innervata. Non sanguina e il dolore comincia soltanto tardivamente. Questo ne limita notevolmente la capacità di essere diagnosticato precocemente”.