BPCO. Entro il 2020 terza causa di morte nel mondo
Tosse, espettorato e mancanza di respiro. Questi i primi campanelli d’allarme che devono fare insorgere, in particolare modo nei fumatori, il sospetto di BPCO – Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva.
La BPCO è una malattia respiratoria cronica,spesso diagnosticata in fase avanzata, caratterizzata da un’ostruzione mai completamente reversibile del flusso d’aria nei polmoni.
I principali fattori di rischio legati alla patologia sono di tipo ambientale come l’inquinamento atmosferico e l’esposizione al fumo passivo e di tipo individuale come il fumo di sigaretta, che provocano infiammazione delle vie respiratorie, distruzione del parenchima polmonare, e rimodellamento delle vie aeree periferiche.
Colpisce nel mondo 80 milioni di persone e, in Italia, coinvolge il 5-6 per cento della popolazione. Purtroppo si stima che, entro il 2020, rappresenterà la terza causa di morte nel mondo e subirà un incremento del 130 per cento nella popolazione femminile.
Un’indagine Doxa del 2009 ha rilevato che in Italia, rispetto all’anno precedente, le donne fumatrici sono passate dal 18 a oltre il 22 per cento. Il tabagismo che è una delle cause principali di BPCO, continua a crescere e soprattutto nei paesi occidentali tale incremento si deve in buona misura alla diffusione dell’abitudine al fumo nelle donne.
Afferma Anna Maria Moretti, direttore U. O. Malattie dell’Apparato Respiratorio, Policlinico di Bari: “a parità di esposizione al fumo, le donne con BPCO presentano un rischio più elevato di danno polmonare, un maggiore grado di dispnea (cioè di mancanza di fiato) e un declino più accentuato della funzionalità respiratoria. Inoltre, l’apparato respiratorio delle donne ha una maggiore sensibilità ad altri agenti causali, quali l’inquinamento atmosferico”.
Nelle donne, però, la malattia risulta ancora sottodiagnosticata. Da studi recenti emerge che la diagnosi di BPCO avviene nelle donne solo in una bassa percentuale di casi e che il 20 – 30 per cento dei medici non fa diagnosi di BPCO neanche avendo a disposizione tutti i test diagnostici. L’esame spirometrico viene effettuato infatti nel 21 per cento dei casi tra gli uomini e nel 16 per cento dei casi tra le donne.
Le nuove Linee GOLD internazionali e nazionali prevedono l’inclusione della spirometria nella visita al paziente e l’impiego di farmaci appropriati, specificatamente i broncodilatatori. Una nuova soluzione terapeutica per la BPCO è il glicopirronio bromuro,antimuscarinico di nuova generazione, rimborsato dal Servizio sanitario nazionale (Classe A). Si tratta del primo farmaco in monosomministrazione quotidiana ad elevata selettività recettoriale che agisce entro 5 minuti dall’inalazione ed è capace di indurre una broncodilatazione di almeno 24 ore, riducendo le riacutizzazioni della patologia.
“A differenza degli altri broncodilatatori anticolinergici, glicopirronio bromuro è – afferma Girolamo Pelaia, direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio, Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro – in grado di occupare immediatamente i recettori muscarinici delle vie aeree, per cui gli effetti clinico-funzionali del farmaco si manifestano in pochissimo tempo dalla sua assunzione per via inalatoria. Questo permette di ottenere un rapido miglioramento della dispnea e della tosse, specialmente subito dopo il risveglio mattutino, e migliora la tolleranza all’esercizio fisico”.
Aggiunge Francesco Blasi, professore Malattie Apparato Respiratorio, Università degli Studi di Milano – Fondazione Cà Granda :“la rapidità d’azione di un farmaco è molto importante per il paziente con BPCO che spesso lamenta al risveglio mattutino una maggiore costrizione dei bronchi con importanti sintomi clinici, a cui dare sollievo nel minor tempo possibile. Durante la notte si crea infatti un ristagno di secrezioni nell’albero respiratorio che provocano tosse e secrezioni che il polmone del malato non riesce ad eliminare o controllare”.
Per Rosanna Franchi, Associazione Italiana Pazienti BPCO onlus – Roma: “la cosa importante è che il paziente si ponga di fronte alla malattia con un atteggiamento di conoscenza e di consapevolezza: conoscerne l’origine, sapere di poterla curare è infatti un modo per gestirla meglio e avere una qualità di vita migliore”.