Malattie tiroidee
Settimana Mondiale della Tiroide
Sono circa 6 milioni gli italiani colpiti da una malattia della tiroide, la ghiandola endocrina che sintetizza ormoni di vitale importanza per i processi metabolici del nostro organismo; un numero che è cresciuto notevolmente negli ultimi 20 anni e che è destinato ad aumentare.
Sono, infatti, aumentati di oltre il 200 per cento i casi di tumore della tiroide e triplicate le malattie autoimmuni, di contro, però, sono diminuiti i casi di gozzo grazie alla iodoprofilassi.
Sono in particolare le donne che soffrono, da 5 a 8 volte più degli uomini, di malattie tiroidee. In media, una donna su otto, sviluppa un disturbo tiroideo nel corso della vita e dal 5 all’8 per cento dei casi, ciò avviene dopo una gravidanza.
Per cercare di sensibilizzare la popolazione su questi temi, dal 18 al 25 maggio, si celebrerà la Settimana Mondiale della Tiroide, con iniziative in tutta Italia.
Anche per l’endocrinologia vale il principio della prevenzione?
“Assolutamente si. Ormai – risponde Pier Nicola Garofalo u.o. Endocrinologia, Osp. Villa Sofia-Cervello, Palermo– la medicina contemporanea mira ad individuare, quanto prima possibile, progetti di malattia. Senza l’urgenza dell’evento clinico (un nodulo, una gravidanza) si può già fare informazione e capire chi realmente deve accedere a indagini di livello ulteriore, e quindi indagini ormonali, ecografici o l’ago aspirato in caso di patologia nodulare tiroidea e chi, invece, deve essere solo avvertito dei piccoli segnali da attenzionare qualora comparissero”.
Quali sono questi piccoli segnali?
“Una volta il gozzo era di casa adesso non si vede più. Ma perchè non si vede più? Perché il riconoscimento della malattia avviene in uno stadio ancora molto iniziale e quindi si riesce a individuare il piccolo nodulo. Il dolorino al collo che può essere indicativio di una tumefazione tiroidea. La tumefazione tiroidea come tale non necessariamente rappresenta un evento allarmante ma certamente un segnale clinico da cogliere e che merita un percorso diagnostico mirato”.
I casi di gozzo sono diminuiti grazie alla iodoprofilassi?
“Sappiamo che gran parte della patologia tiroidea, specie nella nostra terra è legata alla carenza iodica; una carenza ancestrale motivata da diverse condizioni geologiche. Sostanzialmente la carenza iodica ancora noi ce l’abbiamo. E la maniera per intervenire su chi ancora non ha nulla, e quindi in prevenzione primaria, è quella di assicurare un apporto iodico giornaliero adeguato.
Lo iodio è il primo carburante della funzione tiroidea. Se c’è molto carburante la tiroide gira bene, se questo carburante è deficitario la tiroide comincia ad avere atteggiamenti compensatori che possono preludere alla comparsa del gozzo, della patologia nodulare e quant’altro.
Quindi, la iodoprofilassi è molto importante. In questo contesto abbiamo avviato diverse campagne educazionali, anche con il Comune di Palermo presso le scuole. Perché, ricordiamoci, che l’obiettivo in termini di prevenzione sono i pazienti che ancora sono sani e che hanno soltanto una familiarità per patologia tiroidea”.
Può essere utile usare il sale iodato?
“Il sale iodato non è un rimedio ad una malattia. Io sento molto spesso alcuni colleghi, anche di qualità, che sconsigliano l’uso del sale iodato per alcuni pazienti. E’ vero perchè non si tratta di un presidio terapeutico, ma è altrettanto vero che la profilassi è la premessa per ridurre il numero delle malattie. Quindi il sale iodato lo consiglio a tutti, tranne pochi casi specifici di pazienti con patologie in atto. Una per tutte, l’ipertiroidismo in atto”.
Il sale iodato può essere utilizzato anche per i bambini?
“I bambini rappresentano la fascia ottimale d’intervento. L’età evolutiva è il periodo finestra di maggiore vulnerabilità e sensibilità alla carenza iodica, così come alla carenza di altri elementi. Quindi i ragazzi in età scolare o, più in generale in età evolutiva, rappresentano proprio il target a cui rivolgersi, perché si tratta di persone non ancora ammalate e che quindi possono fruire appieno dell’intervento profilattico per impedire la comparsa di malattie a carenza iodica”.
Quali iniziative, a Palermo, per la Settimana Mondiale della Tiroide?
“Alcune di tipo formativo-culturali per i medici e poi ci sono delle manifestazioni dirette alla conoscenza, da parte del grande pubblico, dei temi della tiroide. Per far conoscere bene ciò che la patologia tiroidea può comportare, quali sono le attività da dispiegare in termini preventivi e quali sono gli eventuali passaggi in termini diagnostici. Abbiamo anche una novità assoluta in ambito nazionale, “La notte bianca della tiroide“. Grazie al coinvolgimento dell’amministrazione dell’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello, apriremo l’ospedale di sera.
Sarà una kermesse nella quale la malattia sarà sottotraccia. Avremo momenti d’intrattenimento musicale ma anche dibattiti formativi. Porteremo avanti una diagnostica di screening sui pazienti che volessero accedere a delle indagini ecografiche. La notte stessa, infatti, avremo a disposizione degli ecografi in ospedale. Così come sono previste anche visite e consulti medici”.
Ci si deve prenotare?
“Ci saranno dei gazebo in piazza Politeama e lì avremo modo di prendere le prenotazioni. Ovviamente, anche chi non avesse modo di prenotare, può direttamente arrivare in ospedale la sera stessa. Nessuno andrà via senza avere ricevuto l’attesa prestazione“.