Allarme assistenza gravi disabilità
La legge 38 del 2010 che stabilisce il diritto di ogni persona di accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore prevede la creazione di una rete, che faccia capo alle asl per assistere costantemente il malato a casa (quando è possibile) oppure attraverso il ricovero in strutture dedicate. Prima ancora, e precisamente nel 1999, una legge ha anche stanziato dei fondi per la costruzione degli hospice.
L’esistenza degli hospice, che non sono nè Rsa (residenze sanitarie assistenziali n.d.r.) né ospizi, sembra però essere sconosciuta a molte persone, medici compresi. E, del resto, ben pochi sono gli hospice presenti nel territorio italiano.
A lanciare l’allarme sul non utilizzo dei fondi per la realizzazione di queste strutture o per attivare un’adeguata assistenza domiciliare è l’associazione Luca Coscioni.
“Alcune recenti notizie di stampa – dice Claudio Lunghini, membro di giunta dell’Associazione Luca Coscioni e segretario di Amici di Eleonora Onlus – confermano che in Italia è in atto un pesante ridimensionamento dei servizi socio-assistenziali, con gravi conseguenze sulla qualità e il livello di appropriatezza della assistenza fornita alle fasce più deboli della popolazione, nonché una graduale accentuazione del divario tra nord e sud Italia.
A margine della XII Giornata nazionale del Sollievo, anche il ministro della Salute, Lorenzin ha ammesso- sottolinea Lunghini- che la Legge 38 non viene rispettata dalla metà delle Regioni, che spesso non utilizzano nemmeno i fondi a disposizione per realizzare gli hospice ( 7 posti letto in Calabria a fronte dei 598 della Lombardia), o per attivare una adeguata assistenza domiciliare.
Addirittura la ricca Regione Veneto ( presieduta dal leghista Zaia) ha ridotto le rette riconosciute alle strutture che ospitano le persone in Stato Vegetativo.
In una parola, con l’entrata in vigore della spending review, non si sta intervenendo sui grandi sprechi tagliando le convenzioni ai privati inadeguati e corruttori o eliminando nel pubblico i doppioni inutili, con ciò liberando risorse a favore delle categorie più deboli ( malati SLA, stati vegetativi, oncologici, etc) attraverso la promozione di una adeguata assistenza domiciliare.
Ancor più preoccupante – chiosa Claudio Lunghini – è il silenzio delle associazioni che siedono ai vari tavoli istituzionali del ministero della Salute, che sono sempre in prima fila a difendere i ‘valori non negoziabili‘, dimenticandosi regolarmente di denunciare fatti come quelli della Regione Veneto, o intervenendo puntualmente in ritardo nel denunciare gravi situazioni come quella creata dal Ministro Balduzzi all’epoca della ripartizione delle risorse per i malati di SLA, o tacendo completamente sulle inadempienze delle Regioni del sud che non attivano SUAP, hospice ed adeguata assistenza domiciliare, pur avendo le risorse.
Per questo – conclude –occorre mutare completamente le politiche sanitarie del Paese, puntando sull’appropriatezza degli interventi, la formazione continua del personale, la riqualificazione della rete delle cure domiciliari”.