Basta…va un colpo di tosse!
Sono circa 5 milioni le persone, uomini e donne anche in giovane età, che soffrono di incontinenza urinaria.
E’ un disturbo che non risparmia neanche i più piccoli. L’enuresi, infatta, riguarda 1 bambino su 10 a 7 anni.
L’incontinenza urinaria consiste nell’emissione involontaria di urina e si distingue in due forme: da sforzo (IUS), dove un colpo di tosse, una risata o il semplice sollevamento di una borsa causano fughe di urina. Interessa maggiormente le donne ed è causata da gravidanze, parti e menopausa; da urgenza o sindrome della vescica iperattiva, dovuta a contrazioni involontarie della vescica e caratterizzata dall’improvviso e irrefrenabile bisogno di urinare più volte durante il giorno e la notte, che colpisce invece entrambi sessi senza distinzioni.
Altra forma è l’incontinenza urinaria di origine neurogena (legata a sclerosi multipla, parkinson, alzheimer, lesioni, midollari da trauma, etc.).
Nonostante la diffusione del problema che con ansia, depressione e isolamento legati al timore di non riuscire a controllare la vescica, incide pesantemente sulla qualità della vita, i rapporti sociali e la sessualità, solo una minoranza (circa il 25 per cento) vincendo imbarazzo e vergogna si rivolge al medico.
La malattia può invece essere curata con successo con la rieducazione perineale, i farmaci, infiltrazioni locali di acido ialuronico, la nuova chirurgia mininvasiva oggi estesa anche all’uomo, pace- maker vescicali e sfinteri artificiali.
Per le forme neurogene, c’è la neuromodulazione sacrale che si avvale di una sorta di ‘pacemaker’ applicato sull’osso sacro.
Il 28 giugno saranno circa 200 ospedali italiani che apriranno le porte ai cittadini per informare e diagnosticare gratuitamente questo disturbo, in occasione della Giornata nazionale per la prevenzione e la cura dell’incontinenza urinaria promossa dalla Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del Pavimento Pelvico (FINCOPP) e dal Ministero della Salute.
Un evento che si prefigge: di aumentare, in cittadini e operatori socio-sanitari, la consapevolezza delle cure, perché ancora oggi l’ incontinenza urinaria non è correttamente diagnosticata e curata; sconfiggere il “non far sapere”; migliorare la qualità di vita garantendo l’accesso all’innovazione terapeutica a costi sostenibili; garantire percorsi diagnostico-terapeutici corretti; assicurare un adeguato livello qualitativo dei dispositivi medici elargiti dal SSN.
E sulla rimborsabilità dei farmaci anti–incontinenza (i pannoloni sono oggi rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale, mentre la terapia farmacologica è gravemente a totale carico dei pazienti) e la riabilitazione perineale carente in Italia, il presidente della Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del Pavimento Pelvico (FINCOPP) ha lanciato un accorato appello al ministro della Salute per la rivalutazione della patologia, per consentire a tutti i pazienti le terapie più adeguate che oltre a ridare dignità al paziente riducendo i costi sociali.
Tra gli obiettivi della FINCOPP c’è anche la tutela della qualità dei dispositivi medici, vale a dire che sonde, cateteri e pannoloni, ottenibili oggi gratuitamente, sono attualmente insufficienti per le reali esigenze del malato.
Questo comporta la necessità di dare un impulso all’innovazione tecnologica e alla qualità di questi prodotti che il SSN è costretto a fornire. Per contrarre drasticamente i costi è vitale l’attivazione di centri specialistici per la prevenzione, la cura e la riabilitazione dell’incontinenza, oltre al varo di una norma legislativa che agevoli il reinserimento nel mondo del lavoro, garantendo la mobilità nel Territorio grazie alla costruzione di bagni pubblici.
La riabilitazione perineale è indicata dalle linee-guida dell’International Continence Society come primo approccio terapeutico contro l’incontinenza urinaria, a tutti i livelli e, secondo i risultati di un recente studio italiano, raggiunge il 70 per cento di guarigione.
La terapia farmacologica per la forma da urgenza o vescica iperattiva si basa su farmaci antimuscarinici (o anticolinergici) ed i più usati sono l’ossibutinina, il trospio la tolterodina ai quali si è aggiunta la solifenacina, che ha mostrato una maggior efficacia e tollerabilità rispetto agli altri farmaci.
Stime indicano che lo Stato spende oltre 300 milioni di euro l’anno per i pannoloni mentre i farmaci anti-incontinenza sono a totale carico del paziente costretto a una spesa media annua di 500 euro.
Per prenotare una visita nella Giornata nazionale per la prevenzione e la cura dell’incontinenza urinaria si può chiamare il Numero Verde FINCO: 800.050415 o i Centri indicati sul sito internet: www.giornataincontinenza.com.