SIUrO: la prostata sana non va assolutamente asportata
Anche gli uro-oncologi temono l’effetto Jolie e dicono un secco no allo screening genetico di massa e alla chirurgia preventiva su organi sani (come la prostata) per evitare l’insorgenza di eventuali tumori. Gli esperti della Società Italiana di Urologia Oncologica (SIUrO) hanno, infatti, lanciato questo appello durante il il XXIII Congresso Nazionale SIUrO, che si concluso oggi a Firenze.
Dice Giario Conti, presidente SIUrO: “è vero, le ultime ricerche hanno dimostrato che l’alterazione, tramite mancate riparazioni del Dna, del gene Brca 2 nel maschio aumenterebbe il rischio relativo di sviluppare il tumore di 9 volte circa rispetto alla popolazione normale. Tendenzialmente i tumori dovuti ad alterazioni genetiche sono più aggressivi, più veloci e danno più facilmente origine a metastasi. Ma – sottolinea – per la prostata, a differenza di quello che accade per il tumore al seno e alle ovaie dove la probabilità è molto alta e dove esistono dei percorsi medici precisi, le conoscenze attuali non sono assolutamente tali da garantire la correlazione tra l’alterazione dei geni e l’insorgenza del tumore.”
Il test genetico va richiesto solo per coloro che hanno, in famiglia, diversi casi di tumore aggressivo della prostrata, ossia quando c’è una forte familiarità e si sospetta la presenza di uno di questi due geni. Pertanto, sotto queste condizioni, l’utilità dello screening genetico di massa perde di significato.
Per Alberto Lapini, presidente del XXIII Congresso Nazionale SIUrO: “la presenza di un’anomalia genetica non rappresenta la certezza di sviluppare il tumore della prostata e non giustifica in alcun modo una scelta così radicale qual è l’asportazione della prostata”.
“Non bisogna quindi creare allarmismi e farsi prendere dalla paura – conclude Conti – ogni caso va preso in considerazione singolarmente. L’asportazione di una prostata sana è incomprensibile e non condivisibile”.