Glioblastoma: elaborato metodo per rallentare crescita
Elaborato dall’Istituto Neurologico Besta un metodo che consente per la prima volta di coltivare e crescere in laboratorio le cellule dei vasi sanguigni del cervello, colpite da gravi patologie cerebrovascolari, come aneurismi o malformazioni, e tumori come il glioblastoma.
Questa tecnica consentirà di individuare in laboratorio quali sono i farmaci più efficaci per ogni paziente per intervenire e curare le patologie di carattere cerebrovascolare e rallentare la crescita dei tumori, quali il glioblastoma, il più aggressivo dei tumori cerebrali.
Si tratta di un approccio che era sinora impossibile: fino ad oggi, infatti, le cellule dei vasi sanguigni cerebrali potevano essere tenute in vita in laboratorio solo per un tempo insufficiente e in numero troppo ristretto. Questa tecnica potrà permettere di sviluppare in futuro terapie che abbiano come target i vasi cerebrali, personalizzandola per ogni singolo paziente.
La ricerca, pubblicata dalla rivista scientifica internazionale Nature Protocols, è stata compiuta da Stefania Navone ed è stata coordinata da Eugenio Parati, direttore del Dipartimento di Malattie Cerebrovascolari dell’Istituto Neurologico Besta.
“Questo articolo, tutto italiano – sottolinea Eugenio Parati, direttore del Dipartimento di malattie cerebrovascolari dell’Istituto Neurologico Besta – è un importante contributo allo studio del sistema vascolare umano in quanto consentirà per la prima volta di isolare e coltivare endotelio cerebrale umano in laboratorio”.
Le colture di cellule endoteliali cerebrali, cioè le cellule del tessuto che forma le pareti dei vasi sanguigni, rappresentano un modello unico e insostituibile per lo studio in vitro delle caratteristiche di questo “sistema” coinvolto in numerosi processi, quali l’infiammazione, la rigenerazione e l’angiogenesi tumorale.
I dati prodotti da questo studio mostrano per la prima volta la possibilità di isolare ed espandere in laboratorio colture a elevata purezza di cellule endoteliali per lunghi tempi.
Fino a ora esisteva un limite tecnico alle metodiche di isolamento e di espansione delle cellule endoteliali da tessuto cerebrale che inficiava la proliferazione e la purezza della coltura stessa. I diversi protocolli presenti in letteratura, infatti, permettevano di coltivare in laboratorio cellule endoteliali per poco tempo e con numeri ristretti.
Da oggi, sarà quindi possibile conoscere non solo le peculiarità del sistema vascolare cerebrale umano in termini di meccanismi fisiologici di sviluppo, conservazione e invecchiamento ma anche ottenere informazioni sugli aspetti patologici delle malattie genetiche e acquisite dei vasi cerebrali quali le malformazioni arterovenose, gli aneurismi, il moya moya (rara patologia che colpisce anche pazienti di età infanto-giovanile), il cadasil ecc.
Soprattutto questo studio potrà dare – secondo i ricercatori – un decisivo contributo nel capire e quindi contrastare la neoangiogenesi dei tumori cerebrali.
Precisa Gaetano Finocchiaro, direttore del Dipartimento di neuro-oncologia dell’Istituto Neurologico “Carlo Besta”: “Avere la possibilità di testare in laboratorio la capacità di farmaci e terapie cellulari antiangiogenici sui vasi di ogni singolo paziente, quasi fosse un ‘antibiogramma’, consentirebbe una vera, efficace e clinicamente proponibile medicina personalizzata in neuro-oncologia.
Questo approccio può essere particolarmente interessante nel trattamento del glioblastoma, il tumore cerebrale più aggressivo cialisforlife.com”.