Prostata, addio incontinenza e impotenza post operatorie
Premiato il direttore di Urologia del Civico di Palermo
Dopo l’intervento alla prostata si può oggi tornare alla propria vita, senza problemi di continenza urinaria o di tipo sessuale. A consentirlo sono le protesi Ams, apparecchi di ultima generazione che l’unità di Urologia e andrologia chirurgica dell’ospedale Civico di Palermo adotta dopo gli interventi di prostata. Così il reparto, assieme al suo direttore, Gianfranco Savoca, si può fregiare di una nuova targa, “L’arco di Apollo“, grazie al lavoro condotto in questi anni. L’Urologia e l’andrologia chirurgica del Civico sono tra i centri di eccellenza e di riferimento in Sicilia per il trattamento dell’impotenza e dell’incontinenza urinaria conseguente a interventi alla prostata, che affligge ben tre milioni di italiani.
Il riconoscimento dà merito all’unità operativa di rendere disponibili gratuitamente, grazie al sistema sanitario nazionale, tecniche di chirurgia pelvica protesica di avanguardia, basate sull’impianto di protesi Ams (American medical system), e alla cui diffusione contribuisce attraverso l’insegnamento, come centro Master, ad altri chirurghi della Penisola. La targa L’arco di Apollo è dunque il riconoscimento per una doppia competenza: l’eccellenza del centro e la diffusione delle abilità chirurgiche.
Oggi per farsi curare a livelli di eccellenza e con le stesse tecniche praticate negli States, non è più necessario spostarsi all’estero o anche solo nel nord Italia, ma è possibile restare nella propria regione o città, grazie alla presenza di reparti di eccellenza di molti ospedali del Mezzogiorno, come l’unità di Urologia e andrologia chirurgica diretta dal professor Savoca.
Secondo recenti dati il problema riguarda tre milioni di italiani che vivono una crisi di coppia a seguito dell’asportazione radicale della prostata. La prostatectomia radicale può determinare problemi di impotenza e di incontinenza con ovvie ripercussioni sull’attività e sull’intesa di coppia. Per tornare ad amare, se i farmaci stimolatori dell’erezione sono inefficaci, un valido aiuto arriva dall’impianto di protesi peniene tricomponenti di nuova generazione Ams 700. “L’intervento chirurgico per eliminare il tumore alla prostata è risolutivo – dice il professor Savoca – ma nonostante le tecniche laparoscopiche e robotiche, poiché la chirurgia nerve sparing non si può eseguire in tutti i pazienti, può causare impotenza in circa il 70 per cento del totale dei casi“.
Ma come funziona questa tecnica? “Le protesi peniene idrauliche di ultima generazione – spiega Savoca – consentono un’erezione simile a quella fisiologica con un meccanismo di funzionamento molto semplice basato sull’inserimento, all’interno dei corpi cavernosi, di due cilindri artificiali collegati ad una pompa di controllo, a livello dello scroto, e ad un serbatoio contenente del liquido. L’uomo può così ottenere un’ erezione quando vuole con la stessa sensibilità e capacità di orgasmo che aveva prima dell’intervento premendo un attivatore a pressione posto sotto la cute dello scroto tra i due testicoli. In questo modo il liquido contenuto nel serbatoio si trasferisce ai cilindri e il pene si indurisce. Premendo di nuovo, il liquido passa dai cilindri al serbatoio facendo ritornare il pene in condizione di riposo”.
Rispetto a quelle del passato, insomma, le protesi tricomponenti consentono una perfetta erezione con un ingrossamento e allungamento del pene, risolvendo così anche la riduzione delle dimensioni del pene (un ulteriore effetto collaterale della prostatectomia) che si accorcia di 1,5 cm nei 15 giorni successivi all’intervento e di 2 cm entro l’anno successivo.
Sebbene la protesi risolva definitivamente l’impotenza post prostatectomia molti uomini non ne conoscono l’esistenza perché spesso non vengono informati dai medici. Stessa mancanza di informazione anche per i 400.000 italiani affetti da grave impotenza non legata a interventi alla prostata e che non risponde ai farmaci. Gli interventi di chirurgia protesica lo scorso anno sono stati 1.200: solo lo 0,4 per cento degli italiani con gravi problemi erettili ha ricevuto un trattamento risolutivo, nonostante molti studi scientifici dimostrano l’efficacia delle protesi con un elevato grado di soddisfazione per il paziente e per la partner.
Quanto ai problemi di incontinenza post operatoria, che colpisce circa il 60 per cento dei pazienti, “nella maggior parte dei casi si risolve o si riduce”, afferma il primario del reparto, aggiungendo: “La prima misura terapeutica è la riabilitazione del pavimento pelvico che accelera e favorisce la ripresa della continenza. Tuttavia percentuali variabili dal 3 al 10 per cento di pazienti operati rimangono incontinenti. In questi casi il trattamento più efficace è l’applicazione dello sfintere artificiale (il più collaudato è l’Ams 800) che va riservato alle forme più gravi. In pazienti con incontinenza lieve – prosegue Savoca – si possono ottenere ottimi risultati con le più recenti tecniche di chirurgia mininvasiva basate sulle applicazioni di sling (benderelle) sottouretrali. Tra queste, Advance consente di recuperare la normale continenza con l’inserimento di una retina di polipropilene che riposiziona l’uretra, dislocata dall’intervento sulla prostata, nella sua sede anatomica naturale”.
L’intervento si effettua in anestesia loco-regionale e con pochi giorni di ricovero. Questa tecnica, già impiegata con successo su circa 50 mila pazienti, è disponibile gratuitamente in vari centri ospedalieri italiani, ovvero a totale carico del sistema sanitario nazionale. “In particolare l’impianto dello sfintere artificiale” precisa l’urologo, “che richiede un accurato studio diagnostico ed elevata esperienza, è riservato solo a centri altamente specializzati”.
Il reparto di urologia dell’ospedale Civico di Palermo vanta circa mille interventi di chirurgia urologica e andrologica all’anno.
come posso essere visitato ed evere una diagnosi per risolvere il problema dell’incontinenza urinaria maschile dopo intervento di TURP. grazie