La “telepatologia” e il Centro diagnostico di Milano, primo caso in Italia: diagnosi più accurate
Anche le cellule e i tessuti del corpo umano diventano digitali: il Centro diagnostico italiano di Milano, infatti, è la prima struttura in Italia a fornire ai pazienti immagini digitalizzate dei campioni istologici, cioè di quei piccoli prelievi di cellule che servono per effettuare diagnosi di patologie tumorali. Grazie a questa innovazione sarà più semplice la condivisione di materiali tra esperti e pazienti e, quindi, le diagnosi diverranno più accurate.
I pazienti, infatti, potranno richiedere con più semplicità un ‘secondo parere’, cioè una conferma della diagnosi fatta dal proprio medico, a un altro specialista, mentre per i medici sarà più facile sottoporre e condividere con altri esperti le proprie valutazioni.
“La digitalizzazione dei campioni istologici rappresenta un notevole passo in avanti a vantaggio dei pazienti”, sottolinea il professor Juan Rosai, direttore del Centro di consulenza in anatomia patologica oncologica del Centro diagnostico italiano, che riceve ogni anno oltre 3000 vetrini per la cosiddetta ‘second opinion‘. “Grazie alla facilità di circolazione delle informazioni mediche e scientifiche e alla condivisione delle immagini, negli ultimi anni la richiesta di secondi pareri si è fatta sempre più frequente a favore di una diagnosi più puntuale e precisa”.
Il sistema di digitalizzazione delle immagini è in grado di scansionare sino a 120 ‘vetrini’ contemporaneamente in maniera totalmente automatica, con un tempo di scansione per vetrino di solo tre minuti. Inoltre, grazie a tre sensori che lavorano contemporaneamente per l’acquisizione delle immagini, riesce ad arrivare a risoluzioni video elevatissime: da 50.000 pixel per pollice a un ingrandimento di 20 volte le dimensioni reali sino a 100.000 pixel per pollice a un ingrandimento di 40 volte.
Questa tecnologia porta vantaggi non solo per i pazienti ma anche per le strutture sanitarie di piccole dimensioni. Cliniche e poliambulatori, per esempio, possono effettuare il prelievo dei campioni, preparare i vetrini, scansionarli e inviare le immagini a un centro medico di maggiori dimensioni ai cui anatomopatologi richiedere la diagnosi, attraverso un meccanismo che potrebbe essere definito “telepatologia”.
Il Centro diagnostico italiano conta anche su un servizio dedicato ai “secondi pareri”, il Centro di consulenza anatomopatologica oncologica, diretto dal professor Juan Rosai, una struttura nata con lo scopo di offrire un servizio di consulenza anatomopatologica a pazienti, clinici, oncologi e anatomopatologi. Il servizio è aperto a consulenze sollecitate da specialisti di ogni parte del mondo: più dell’80 per cento dei casi che giungono in revisione provengono infatti da strutture sanitarie estere e in particolare dagli Stati Uniti, dove il professor Rosai ha trascorso 35 anni della sua vita professionale, ma anche da Israele, Belgio e Spagna.