Ospedali d’Italia in lieve miglioramento
’Riabilitazione’ dell’ortopedia siciliana
Meglio di niente. Gli ospedali italiani fanno piccoli passi avanti: nell’anno 2012 le performance sanitarie sono complessivamente migliorate. Il numero dei cesarei, molto elevato nel nostro Paese, è in lieve contrazione e anche la durata della degenza post operatoria risulta diminuita, almeno su alcuni tipi di operazione. Come pure è migliorata la velocità di intervento in caso di frattura ossea: se nel 2011 erano solo il 33,11 percento degli italiani ad essere operati entro le 48 ore, l’anno successivo questa percentuale è salita a 40,16, grazie all’effetto trascinamento di Toscana, Marche ed Emilia Romagna ma soprattutto al netto miglioramento della Sicilia, che ha corretto le criticità degli anni precedenti. A fronte di questo miglioramento generale, ci sono però regioni che riaffermano i propri punti deboli. È il caso, in particolare, della Campania, che mantiene il primato negativo della Penisola.
Il ritratto impietoso del nostro Paese è stato tracciato da Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali che ha elaborato il Programma nazionale degli esiti (Pne), analizzando 114 indicatori relativi alle prestazioni di oltre 1.400 ospedali pubblici e privati, accreditati e non.
La sanità al nord si riconferma la migliore, mentre il sud continua a ricadere sugli stessi punti critici, con alcune eccezioni, come abbiamo visto. Il sistema regionale siciliano resiste tra alti e bassi: se prendiamo in considerazione le prestazioni migliori, la Sicilia si posiziona al tredicesimo posto, mente conquista il settimo se consideriamo quelle peggiori.
A conquistare il primo posto in merito all’alta qualità delle performance è la Toscana, seguita da Emilia Romagna e Lombardia, mentre in fondo troviamo Campania, Molise e Puglia.
Non si può stilare però una classifica in senso assoluto. La Sicilia, per esempio, risulta tra le strutture migliori e al tempo stesso fra gli ultimi posti a seconda della categoria presa in riferimento. Avverte l’Agenas, infatti, che il programma non va concepito come una classifica in senso stretto o una pagella, ma uno strumento per valorizzare, e quindi promuovere, l’eccellenza e per individuare i punti di criticità, per incoraggiarne il superamento. È pur vero, d’altro canto, che il Pne ci dà un’idea delle regioni in cui ci si possa curare meglio.
Come ha dichiarato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin in un’intervista al Sole 24 Ore in merito al Pne, “i dati potranno permettere ai cittadini italiani e a quelli degli altri Paesi di scegliere la struttura migliore per la prestazione di cui hanno bisogno in vista della mobilità sanitaria in Europa“.