Bambini e carie, passo indietro dei dentisti:
”Niente fluoro, bastano i dentifrici”
Per tanti anni i genitori si sono sentiti consigliare integratori di fluoro in gocce o pasticche ai propri bambini per prevenire la carie. C’è però anche un fronte diffuso, molto attivo su Internet, che avverte sui rischi dell’assunzione di fluoro: si legge che si tratta di un prodotto di scarto dei processi industriali, che può ritardare lo sviluppo intellettivo, provocare danni alle ossa e favorire perfino l’insorgenza di tumori. Chi ha ragione? Probabilmente, come spesso avviene, la ragione sta nel mezzo, nel senso che è tutta una questione di dosi.
Se un giusto apporto di fluoro rafforza lo smalto e impedisce la proliferazione dei batteri che sono all’origine della carie, un’assunzione eccessiva provocherebbe macchie bianche o scure sui denti o, in caso di dosi ancora superiori, danni a livello osseo: fluorosi dentale e fluorosi scheletrica, tipica, quest’ultima, di zone dove i livelli di fluoro nelle acque sono di 10-30 volte a quelli consentiti in Europa (1,5 mg per litro).
E così ora gli esperti fanno non dietrofront ma di certo un passo indietro: le nuove linee guida per la promozione della salute orale in età evolutiva, ovvero dalla nascita ai 16 anni, “privilegiano l’impiego topico del fluoro rispetto alla somministrazione sistemica”, vale a dire che il fluoro utile è quello dello spazzolino e non quello di gocce e pasticche.
Secondo Giuseppe Marzo, presidente della Società italiana di odontoiatria infantile (Sioi), “è una rivoluzione nel campo della prevenzione della carie, un cambiamento nella strategia di prevenzione che ci allinea allo standard di eccellenza dei Paesi scientificamente più avanzati: le evidenze scientifiche hanno infatti dimostrato che l’unico fluoro utile è quello che arriva a contatto con la superficie dei denti“, senza per questo smettere di considerare il fluoro come presidio importante per la prevenzione della carie.
Se il fluoro ingerito non è utile (e forse addirittura dannoso), la concentrazione nei dentifrici deve variare in base all’età: “I piccoli di solito ingoiano il dentifricio – afferma Marzo – è quindi importante per la loro salute che essi utilizzino un prodotto a basso contenuto di fluoro”. Chissà se verrà abolita la pratica della fluorizzazione dell’acqua a scopo preventivo della carie nella popolazione, come avviene per esempio in molti Stati nordamericani e australiani, senza però esiti superiori all’Europa, dove questa pratica non avviene.
Il 21,6 per cento dei bimbi italiani di quattro anni e il 43,1 per cento di quelli di dodici anni hanno le carie, “una diffusione ragguardevole, anche se sostanzialmente in linea con i traguardi dell’Oms”, si legge nel testo pubblicato dal ministero della Salute. In termini assoluti, solo in queste due fasce di età 360 mila bambini italiani fanno i conti con la carie.
Alcuni studi condotti in Cina e riesaminati dagli esperti della Harvard public school of health, i cui risultati sono stati pubblicati recentemente sulla rivista Environment Health Perspectives, hanno riaperto il dibattito. Da questa analisi emerge che i bambini che bevono acque particolarmente ricche di fluoro avrebbero un quoziente intellettivo mediamente inferiore rispetto ad altri. Da questi studi però non emerge una soglia di sicurezza: quando si parla di livelli “alti” ci si riferisce a valori fino a 11,5 mg/l, vale a dire quasi dieci volte superiori al limite stabilito dalla normativa europea, quindi nessun pericolo per i nostri piccoli.