Influenza: sarà il dono di Babbo Natale, anzi no, la porterà la Befana
Che qualcuno ci sia rimasto male? Dicevano – è lo abbiamo scritto anche noi – che il picco di influenza lo avremmo trovato sotto l’albero. Eppure, forse per colpa della crisi, anche il buon Babbo Natale pare avere rinunciato questo inverno a fare dono dell’influenza o, quantomeno, avrà dovuto fare dei tagli alle spese, perché le stime si sono rivelate esagerate. Non sono abbastanza le persone a letto con l’influenza, insomma, e allora, anziché festeggiare stappando una bottiglia di spumante, è stato fatto slittare il picco previsto in avanti, fino all’epifania. Già, perché a fare il lavoro sporco è la Befana, mica Babbo Natale! Che al posto di venire a cavallo della scopa verrà con un grosso termometro sotto il braccio?
Da qui la nuova tiritera di raccomandazioni: mangiate frutta e verdura, arance in primo luogo, fate attività fisica, non prendete fresco e, naturalmente, vaccinatevi. Ironia a parte, il virus H3N2 (il più comune di questa influenza) non farà le valigie con la fine delle feste, ma, picco o non picco, continuerà a far visita alle nostre case e per questo la prevenzione va sempre tenuta in considerazione, a partire dallo stile di vita quotidiano, proteggendo fegato e sistema immunitario. Il rischio maggiore, come è noto, è per i soggetti anziani e per quelli affetti da patologie croniche.
In verità il picco vero è proprio non è previsto per quest’oggi ma per i giorni successivi. In particolare, per quanto riguarda i più piccoli, sono quasi 100 mila i bambini già colpiti dall’influenza nell’ultima settimana dell’anno e, dei circa 450 mila italiani a letto per l’influenza durante le feste natalizie, oltre il 20 per cento sono bambini sotto i 5 anni. I gruppi a rischio, come già detto, comprendono le persone anziane e quelle con malattie croniche come asma e altre patologie respiratorie, diabete, malattie cardiovascolari, renali, epatiche, metaboliche e tumori. Per tutte queste categorie sono in tanti i medici che consigliano il ricorso al vaccino.
“Tutti coloro che hanno un figlio con una malattia come le cardiopatie, le pneumopatie, il diabete, la fibrosi cistica lo vaccinino per evitare la possibilità che contragga l’influenza – raccomanda Alberto Villani, responsabile di Pediatria generale e malattie infettive del Bambino Gesù – Si tratta di categorie a rischio per le quali una semplice influenza può diventare una malattia di particolare rilevanza. Per tutti i bambini in buona salute è sufficiente fronteggiare i sintomi avvalendosi del consiglio del proprio pediatra, somministrare farmaci per la febbre e tenere le vie respiratorie il più libere possibile. Insomma i tipici comportamenti che i genitori di bambini ormai non più piccoli conoscono molto bene”. Evitare gli antibiotici, però, se non in presenza di complicanze di natura batterica, dato che sono inefficaci contro i virus, oltre ai danni che infliggono alla flora batterica intestinale, che a sua volta ha un ruolo importante per il mantenimento della salute. I bambini che necessitano di ricovero, perché gravi o con complicanze, rappresentano comunque una minoranza.
Una persona infetta può trasmettere il virus molto facilmente prima ancora che appaiano i sintomi, con un semplice colpo di tosse, uno starnuto o una stretta di mano. Importante è consultare il medico in caso di sintomi importanti o che persistono troppo a lungo (oltre i 5 giorni). Si è contagiosi dal momento in cui si contrae il virus e fino a 5-7 giorni dalla scomparsa dei sintomi. Per limitare il contagio è utile lavare spesso le mani, coprire bocca e naso in caso di tosse o starnuti, usare fazzoletti di carta usa e getta, usare mascherine se esposti a contatto con altre persone non malate.
L’esperto del Bambino Gesù suggerisce di approfittare delle 24-48 ore in casa post influenza per dormire un po’ di più al mattino e per dedicare tempo ai quattro pasti giornalieri, favorendo l’assunzione di frutta e di verdure fresche. “Qualora il clima lo dovesse consentire – spiega Villani – approfittarne per uscire per una breve passeggiata. Dopo 4-5 giorni si potranno riprendere le normali attività, comprese quelle sportive nel caso di bambini più grandi. Potrà inoltre essere utile somministrare un multivitaminico per qualche giorno o anche la sola vitamina C”.
Disegno di Valerio Droga.