Stamina, protocolli diversi per ministero e Brescia
Il Senato inaugura un’indagine conoscitiva
Il protocollo che la fondazione Stamina ha consegnato al comitato scientifico del Ministero della salute difetta di una cosa essenziale: manca il metodo per ottenere neuroni a partire dalle cellule staminali mesenchimali. Lo afferma l’Ansa, che annuncia di avere anche visionato il documento, mai pubblicato in Italia. La stessa mancanza era stata denunciata dal primo comitato scientifico, poi delegittimato dal Tar perché aveva al suo interno membri di parte, che si erano cioè espressi contro il metodo già prima di ricevere questo incarico.
Il protocollo consegnato, così, sarebbe diverso da quello in uso negli Spedali civili di Brescia, nel quale sarebbe presente il metodo per ottenere neuroni dalle staminali: si legge così in uno dei documenti prodotti dallo stesso comitato. Nel protocollo ad esso consegnato ci sarebbe soltanto la tecnica per coltivare, congelare e scongelare le cellule del midollo osseo non purificate e di composizione eterogenea e non controllata. Quindi, nei fatti, risulta impossibile valutare veramente la validità del metodo.
Basandosi sulla domanda di brevetto, inoltre, è stato riprodotto in laboratori stranieri il metodo, ma in nessun caso sarebbero stati ottenuti neuroni. Il comitato ministeriale afferma che i test hanno trattato le cellule staminali con acido retinoico (indicato come il principio attivo per ottenere la differenziazione cellulare) e con etanolo, ma si sono ottenuti risultati simili a quelli con trattamento esclusivo di etanolo: la forma delle cellule si si sarebbe modificata analogamente, riportando per altro livelli di tossicità.
Infine, in concomitanza con la commissione ministeriale, la rivista americana Nature ha bocciato il metodo ancora una volta (non è la prima volta che lo fa), definendolo inefficace e pericoloso. Dai documenti visionati emergerebbero “seri e profondi dubbi e preoccupazioni sulla sicurezza e sull’efficacia del metodo”. Il protocollo risulterebbe poi copiato in parte da Wikipedia, come aveva denunciato anche il primo comitato scientifico. Dai verbali del comitato risulterebbero, tra le altre imperfezioni, “un’apparente ignoranza della biologia delle cellule staminali” e soprattutto che il protocollo non include ”un metodo per fare differenziare le cellule staminali mesenchimali in cellule nervose”. Nature riporta anche il “turbamento” di alcuni membri del comitato sulla necessità di tenere segreto il protocollo, per “l’inusuale accordo di stretta confidenzialità che avevano dovuto firmare”, secondo il quale nessuno dei firmatari avrebbe potuto divulgare dettagli del protocollo. “Una tale segretezza non era necessaria – scrive la rivista – poiché non erano in gioco alcuna proprietà intellettuale né interessi commerciali”.
La rivista passa poi al gossip, se vogliamo, ma dietro il quale si possono celare dinamiche più profonde. Al centro, il diabetologo Camillo Ricordi, dell’università di Miami, in procinto di far partire una sperimentazione indipendente negli States. A prenderne le distanze è stato, per primo, Carlo Croce, dell’università dell’Ohio, uno dei pionieri nella ricerca molecolare sui tumori, che si è contestualmente dimesso dalla fondazione Rimed, istituto di medicina rigenerativa nato di recente a Palermo e presieduto proprio da Ricordi. L’associazione The cure alliance, fondata dallo stesso Ricordi, sta poi registrando una piccola diaspora. Tra i nomi che hanno lasciato l’associazione, Giulio Cossu, dell’University college di Londra, uno dei massimi esperti di staminali al mondo, Francesca Pasinelli, direttore generale di Telethon, e Carlo Alberto Redi, direttore del Laboratorio di biologia dello sviluppo dell’università di Pavia. Che sia tutta “un’orchestrazione tesa a gettare fango”, come sostiene Ricordi?
C’è poi la questione della sperimentazione in Usa, a Miami. L’Agenzia italiana del farmaco, Aifa, ha vietato il prelievo e il trasporto di cellule trattate con il metodo agli Spedali civili di Brescia, ma Camillo Ricordi e il presidente di Stamina Davide Vannoni hanno annunciato di recente di volerne trasportare comunque a Miami per eseguire i test, che dovrebbero valutare semplicemente l’eventuale tossicità di queste cellule.
Nel frattempo la Commissione igiene e sanità del Senato ha iniziato i suoi lavori per far luce sull’intera vicenda, senza entrare nello specifico dal punto di vista scientifico. “Effettueremo un’analisi della storia e dello sviluppo del caso Stamina – ha spiegato il presidente della commissione Grazia De Biasi – assumeremo tutta la documentazione e tutti i pareri per rendere il più trasparente possibile il percorso di questo metodo, mettendo tali informazioni a disposizione dei media, dei malati e delle loro famiglie, delle istituzioni, del mondo della scienza e della ricerca e della magistratura”.
Nessun pregiudizio, dunque, anche se De Biasi afferma che in attesa di un chiarimento sarebbe il caso di mantenere il blocco sulla sperimentazione del metodo: “Stiamo parlando del servizio sanitario nazionale – ha detto – che non può permettersi in alcun modo di mettere a repentaglio la salute dei cittadini”. Quanto al decreto Balduzzi e al voto parlamentare che autorizzò e finanziò la sperimentazione, il presidente della commissione del Senato ha affermato che “il grande difetto di quel voto è stato quello di essere stato fatto senza la necessaria informazione“.