Assorbono il 32% del budget dell'intera ortopedia italiana

Infezioni ossee, in aumento tra i giovani
Spesso vengono contratte in sala operatoria

di oggisalute | 23 maggio 2014 | pubblicato in Cure e terapie,Prevenzione
calori

Annualmente almeno 28mila sono le nuove infezioni croniche di interesse ortopedico, 32 per 100mila abitanti. Sono 138 mila i pazienti censiti con questa problematica e, ogni anno, 85mila persone tra pazienti e stretti familiari sono coinvolti: in pratica il problema è toccato direttamente da poco meno di un milione di persone in Italia. Il costo per la cura di queste patologie che sono complesse è elevato: oltre il 32% del budget dell’intera ortopedia italiana. I pazienti con infezioni ossee croniche sono prevalentemente giovani e, nell’economia sociale, sicuramente rappresentano un problema più significativo rispetto a quello di una persona anziana con problemi artrotici.

“L’osteomielite è una infezione particolarmente grave che interessa l’apparato osteo-articolare, sostenuta generalmente dallo stafilococco aureo. È la manifestazione più grave delle infezioni che possono verificarsi a danno della struttura scheletrica. Non è una patologia nota alla collettività e risulta spesso sottovalutata a causa del suo decorso molto lungo: troppe volte la diagnosi non è precisa e la terapia altrettanto”, afferma Giorgio Maria Calori, presidente di carica di Estrot (European society tissue regeneration in orthopaedies traumatology) e primario di Chirurgia ortopedica riparativa dell’Istituto ortopedico Gaetano Pini. L’osteomielite può conseguire a esposizioni di gravi fratture, ma ancora molti sono i casi contratti in sala operatoria. “Questi casi sono in Italia circa 15 mila ogni anno – conclude Calori – attualmente ci sono appositi reparti, come il mio, dedicati al trattamento delle complicanze settiche, tra cui queste post-chirurgiche.”

È importante che le famiglie siano informate su quali sono gli hub di riferimento per la cura delle infezioni osteoarticolari e per questo, in occasione dei 140 anni dell’azienda ospedaliera Gaetano Pini, è  stato organizzato un incontro relativo al tema delle linee guida per il trattamento delle infezioni osteoarticolari e sui nuovi indirizzi in protesi dell’anca in cui sono presentati i dati più aggiornati: protocolli medico-scientifici recenti, casi clinici e, in esclusiva, le più attuali novità protesiche anche in fase di validazione con una lectio magistralis del professor Calori e una del direttore della Endo-Klinik di Amburgo, Thorsten Gehrke, che collaborano insieme a livello europeo.

“Chi contrae infezioni osteoarticolari –  dice Giuseppe Mineo, direttore scientifico dell’Istituto Pini – nel 90% dei casi ha una lunghissima pausa lavorativa, sia per le lunghe terapie, sia per le lunghe degenze. I centri che si occupano del trattamento specifico delle infezioni osteoarticolari sono molto pochi e logisticamente ubicati al nord. Con Anio, l’Associazione italiana infezioni osteoarticolari, abbiamo stilato un apposito protocollo  finalizzato alla realizzazione congiunta di iniziative di ricerca, studio, formazione e informazione per migliorare il supporto assistenziale nell’interesse di tutti i pazienti affetti da complicanze ortopediche settiche o asettiche”.

Le attuali terapie consentono di migliorare la diagnosi delle infezioni osteoarticolari, di ottimizzare i costi per la cura, mentre le nuove prospettive delle biotecnologie in ortopedia e traumatologia consentono la rigenerazione tissutale evitando in molti casi le amputazioni. L’unità di Chirurgia ortopedica riparativa (Cor) è hub nazionale, per prime e seconde opinioni, ha istituito un percorso facilitato e privilegiato per i soggetti affetti da complicanze ossee e articolari, anche con impiego di collegamenti di telemedicina.

Le linee guida:

  1. Fattori di rischio: prima di tutto bisogna parlare con il paziente, capire quali sono le  sue esigenze e identificare i suoi fattori di rischio.
  2. Classificazione: come secondo passo si può procedere a una classificazione delle problematiche del singolo paziente integrando tutti gli esami, compreso il profilo genetico del paziente. Esistono persone che miracolosamente guariscono senza fare niente e altri che non guariscono mai, neppure con una overcare. Oggi si sa che dipende anche dai geni e gli esperti del settore stanno lavorando per inquadrare i diversi profili genetici.
  3. Algoritmo: la terza cosa da fare è applicare l’algoritmo, che ormai viene utilizzato in molti paesi, che si fonda sui principi del diamante, del pentagono e della camera biologica (quest’ultima messa a punto al Cor del Gaetano Pini da Giorgio Maria Calori).
  4. Interventi chirurgici in hub specializzati: l’ultimo punto fondamentale è che questi interventi devono essere fatti bene e se un ospedale non ha i necessari livelli di conoscenza occorre indirizzare i pazienti nei centri specialistici, anche perché spesso si tratta di cure costose. Non necessariamente bisogna ricorrere alle biotecnologie, ma se si usano bisogna rivolgersi ai pochi centri dove c’è una grande esperienza, proprio per poter omogeneizzare i comportamenti secondo una logicità scientifica.

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