Al Molinette di Torino il primo “lifting” al cuore senza trapianto
Evitare il trapianto di cuore senza ricorrere al bisturi. Si tratta del primo caso in Italia di plastica ventricolare senza l’apertura del torace. Proprio come in un vero e proprio intervento di lifting, viene rimodellato il muscolo del cuore, per restituirgli la plasticità persa. L’intervento, avvenuto all’ospedale Molinette della Città della salute e della scienza di Torino su un paziente di 54 anni, è stato condotto da Mauro Rinaldi, direttore della Cardiochirurgia, coadiuvato da Maurizio D’Amico, cardiologo della divisione di Cardiologia ospedaliera (diretta da Sebastiano Marra). Il paziente aveva avuto un grosso infarto esteso nel settembre scorso ed era affetto da cardiomiopatia ischemico dilatativa e da un aneurisma anteriore e per questi motivi stava per essere inserito in lista d’attesa di trapianto di cuore. L’intervento è tecnicamente riuscito e il paziente è stato dimesso dopo soli quattro giorni.
Il nuovo intervento di ventricoloplastica consente, in caso di gravi aneurismi ventricolari post-infartuali, la riduzione della superficie cardiaca malata e non più contrattile attraverso l’applicazione di mini ancore. In questo modo si rimodella anatomicamente il ventricolo riducendone il volume del 25-35 per cento e restituendo una più naturale contrattilità al cuore. In pratica viene fatta una “pence sartoriale” al cuore.
L’operazione, effettuata unendo le competenze di cardiochirurghi e cardiologi, avviene senza la necessità di arrestare e incidere il muscolo cardiaco, rendendo percorribile quest’opzione chirurgica anche in pazienti dal quadro clinico particolarmente fragile. La grande innovazione è data però soprattutto dalla possibilità di intervenire in modo estremamente poco invasivo e senza aprire il torace del paziente: le mini ancore possono infatti essere efficacemente applicate attraverso un catetere che passa attraverso la vena giugulare e una piccola incisione sottomammaria sinistra.
Innumerevoli i vantaggi del sistema per la salute del paziente e notevole il risparmio che questa nuova soluzione offre rispetto alle prassi attuali. In malati affetti da scompenso cardiaco secondario a una miocardiopatia dilatativa post-infartuale, quando la terapia medica non risulti più efficace, le attuali opzioni sono – ove possibile – il trapianto cardiaco o sistemi di assistenza meccanica al circolo (i cosiddetti “cuori artificiali”). In casi selezionati il sistema Revivent si pone come una valida alternativa.
Inoltre l’intervento stesso ha una durata estremamente ridotta rispetto ad una procedura standard di rimodellamento del ventricolo, riducendo sensibilmente, con questo speciale “lifting” mini-invasivo, i tempi di ricovero e le complicazioni post-operatorie.