Un milione e mezzo di badanti nel nostro Paese
ItaliaLongeva: “Rivela che serve più assistenza”
C’è un problema di numeri, ma anche uno di carenza assistenziale, altrimenti non si spiegherebbe un milione e mezzo di assistenti familiari nel nostro territorio. In altre parole sì, in Italia ci sono più anziani che in molti altri Paesi, almeno in proporzione al resto della popolazione, dato che ci potrebbe far vedere la medaglia dall’altra faccia, ovvero la scarsità di giovani e nuovi nati. Se i badanti sono così tanti in senso assoluto, quindi, il motivo va ricercato più che altro nell’inadeguatezza dei servizi offerti, carenti rispetto alla media europea.
Ne è convinto Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva e direttore del dipartimento di Geriatria, neuroscienze e ortopedia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – Policlinico Gemelli di Roma: “Questo dato rivela il tentativo di apprestare un’assistenza suppletiva per i nostri anziani, fra i più numerosi al mondo, che altrimenti potrebbero contare su un numero insufficiente di letti nelle residenze sanitarie assistenziali o su prestazioni domiciliari ancora molto inferiori alla media europea“.
In realtà in Italia abbiamo a disposizione solo 400 mila posti letto che, in termini relativi, coprono solo il 3,5% degli over 65, mentre nessun altro Paese europeo si attesta sotto al 7%. Quanto ai servizi, sono garantiti a meno del 2% degli ultrasessantacinquenni, contro al resto d’Europa che non va mai sotto all’8%.
È un fenomeno socio-sanitario, demografico e culturale con il quale siamo a contatto ogni giorno e sul quale, incredibilmente, nessuno fino ad ora aveva proposto una riflessione organica e strutturata. Italia Longeva, che è impegnata a tutto campo sulle problematiche che coinvolgono la terza età, ha quindi pensato di riunire all’Università Cattolica di Roma tutti gli attori coinvolti nell’analisi, nel supporto e nella gestione dell’assistenza familiare. La fotografia è stata scattata grazie ai dati Istat e Censis.
“I nonni italiani – afferma Bernabei – nella maggior parte dei casi hanno ancora un’abitazione di proprietà, nella quale i loro figli, anche in risposta alle carenze dei servizi cui accennavo, scelgono di continuare ad assisterli grazie al supporto di un vero e proprio esercito di assistenti familiari, non sempre in regola e non sempre adeguatamente preparati. Riguardato dal punto di vista del sistema è una sorta di servizio socio-sanitario parallelo, garantito da operatori della cui formazione nessuno sembra preoccuparsi abbastanza”.
Al contrario, l’Università Cattolica di Roma, attraverso il Centro di ricerca, promozione e sviluppo dell’Assistenza geriatrica (Cepsag) ha intrapreso da anni uno sforzo di professionalizzazione della figura dell’assistente familiare: migliaia di ‘badanti’ formati nel cuore del Policlinico A. Gemelli seppure una goccia nell’oceano a fronte del milione e mezzo di assistenti familiari presenti in Italia. “C’è poi la questione sociologica e previdenziale – prosegue Bernabei – che prospettive hanno i badanti che lavorano in Italia, non sempre in regola e spesso sprovvisti di un titolo che riconosca e certifichi la loro professionalità? Torno a sottolineare che parliamo di circa un milione e mezzo di lavoratori, in molti casi stranieri, che quindi impongono una riflessione anche di carattere sociale: quale sarà il destino dei loro figli? E chi assisterà i nostri assistenti familiari, quando a loro volta invecchieranno?“. L’importanza della giornata è data anche dal coinvolgimento della classe politica, chiamata a risolvere i problemi prima che diventino cronici, un’iperbole sinora quasi del tutto trascurata, a livello istituzionale, nel nostro Paese.