Nascita, momento felice? Oltre 90mila
neo mamme cadono in depressione
Una nascita è motivo di gioia all’interno di una coppia, ma sempre più spesso si accompagna anche a fasi depressive, dopo o anche durante la gravidanza. La depressione perinatale, questo il nome che racchiude entrambi i casi, riguarda il 16 percento delle neo mamme. A essere più a rischio sono le mamme con stati depressivi alle spalle o con un vissuto stressante nell’anno precedente la gravidanza, giovani della fascia d’età compresa tra i 18 e i 25 anni, single, divorziate o vedove, con un basso status socioeconomico e uno scarso supporto sociale.
Ormai dal 2010 l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) lavora a sostegno delle donne che affrontano questa condizione di passaggio, con l’iniziativa “Un sorriso per le mamme“, con il patrocinio della Presidenza del consiglio dei ministri e del ministero della Salute e con il contributo non condizionato di Pfizer Italia. Il progetto nasce dalla consapevolezza di quanto sia importante sostenere ed essere vicini alle donne in questo periodo particolare della loro vita, durante il quale risulta per altro difficile comunicare agli altri i propri problemi, la propria tristezza e le proprie ansie a causa di un senso di colpa che contrasta fortemente con la natura lieta della futura nascita. Questo accresce il disagio, un processo che si autoalimenta fio a sembrare irreversibile.
Per questo motivo appare importante parlare di prevenzione, riconoscendo sul nascere i primi sintomi e intervenendo prima che l’isolamento e l’auto isolamento degenerino ulteriormente. Nonostante i disturbi dell’umore in gravidanza siano frequenti vengono tuttavia, e anzi forse proprio per questo, sottovalutati. Onda vuole trasmettere un messaggio chiaro: le donne non sono sole e si può uscire da questo momento di depressione, anche grazie alla condivisione delle proprie paure, ansie, sensi di colpa e pensieri più brutti. È proprio grazie alla condivisione di ciò che ci fa sentire ‘casi unici’ e per questo disperati, infatti, che possiamo comprendere come questa unicità in negativo non sia tale, uscendo in maniera naturale dall’isolamento e tornando a rivedere la luce.
“La gravidanza – afferma Francesca Merzagora, presidente di Onda – rappresenta per la donna un periodo di profondi cambiamenti fisici e psicologici, spesso sottovalutati. Un ritardo diagnostico di un disturbo dell’umore, dall’ansia alla depressione, può però avere importanti ripercussioni sulla mamma e sul nascituro“.
In quest’ottica, la campagna mira alla sensibilizzazione di medici e opinione pubblica attraverso più canali mediatici. Dal progetto sono nate le indicazioni di buona pratica clinica per la gestione della depressione perinatale. All’iniziativa hanno aderito sei centri di eccellenza dislocati in tutta la Penisola: Milano, Torino, Pisa, Ancona, Napoli e Catania. Agli ospedali promotori si continuano ad aggiungere nuove strutture di eccellenza dedicate al trattamento di questa patologia, ad oggi quindici. L’obiettivo del progetto è non solo condurre ricerca e sperimentazione in tema di salute mentale, ma anche offrire ai medici strumenti per l’identificazione precoce della sintomatologia e alle donne aiuto concreto, servizi e centri di ascolto.
“Oggi è possibile prevenire la depressione perinatale”, afferma Claudio Mencacci, past president della Società italiana di psichiatria e direttore del dipartimento di Neuroscienze Fatebenefratelli oftalmico-Melloni di Milano. “Conosciamo infatti i fattori di rischio e di protezione e poterlo comunicare alle neo mamme e alle neo coppie diventa una assoluta priorità. È nostro compito fare il possibile per consentire loro di vivere questo periodo in modo felice. Convegni ed eventi come questo sono fondamentali per portare ‘fuori di casa’ problemi che rischiano di restare sconosciuti fino a quando è troppo tardi. Ogni anno, infatti, 90mila donne italiane soffrono di un disturbo depressivo e di loro soltanto il 45% riceve un aiuto efficace, che si concretizza nell’ascolto, nel sostegno e nell’adeguatezza delle cure”.
Per avere ulteriori informazioni è a disposizione di tutte le mamme un sito internet dedicato (www.depressionepostpartum.it) e materiale divulgativo distribuito in tutti i centri di diagnosi e cura delle patologie depressive.
prima di curare le varie forme della depressione (che spesso la persona se le porta per tutta la vita con possibili complicazioni psicopatologiche associatesi nel tempo) tra cui quella “post partum” dove c’è di solito una vulnerabilità pregressa, è preferibile impegnarsi in procedure di prevenzione primaria e secondaria anche attraverso percorsi guidati di autoaiuto come viene presentato ne Il manuale pratico del benessere patrocinato dal club UNESCO e edito in due edizioni italiane da Ipertesto
Il tema della solitudine delle neomamme mi sta molto a cuore. In una società dove l’aiuto e la solidarietà vanno sempre più scemando, spero che queste campagne di informazione non rimangano fini a se stesse ma siano davvero supportate dalla realizzazione di servizi che possano aiutare concretamente le mamme in difficoltà.
Individuare i fattori di rischio senza poi riuscire a potere intervenire, qualora si dovesse presentare il problema, non serve a molto.
Una madre sola e depressa ha bisogno di sostegno psicologico ma anche di aiuto nella cura del bambino e nella gestione della casa. Ha bisogno di sentire che accanto a sé c’è una rete di supporto che non l’abbandona.
Quando ci saranno queste condizioni, si potrà parlare di vera assistenza.