Dialisi e trapianti, il nefrologo:
“Diffondere cultura della donazione”
Sono numeri da record quelli del 55° congresso nazionale della Società Italiana di Nefrologia che sabato scorso ha chiuso i battenti alle “Ciminiere” di Catania. Quattro giorni di lavori, dall’8 all’11 ottobre, che hanno visto confrontarsi circa 1.500 partecipanti, tra cui 890 iscritti e 220 invitati. Numerosi i relatori presenti, tutti esperti di primo piano nel campo della ricerca internazionale, che hanno trasformato Catania, per qualche giorno, nella capitale italiana della nefrologia.
Molti i temi discussi al congresso. Dalle nuove terapie con le cellule staminali, in grado di rigenerare i tessuti, ai potenziali benefici del rene artificiale impiantabile, finora solo un prototipo, che s’indossa come una borsa e garantisce un’operatività costante, a differenza della dialisi che dura solo poche ore. Domenica, poi, in occasione della “Giornata europea della donazione degli organi”, si è svolta una “pedalata” di sensibilizzazione a cui hanno partecipato decine di ciclisti.
Per tracciare un bilancio dei lavori, abbiamo parlato con il “padrone di casa”, Domenico Di Landro, presidente del comitato organizzatore locale del congresso e direttore della Divisione di Nefrologia, dialisi e trapianto dell’ospedale Cannizzaro di Catania.
Cosa cambierà nella ricerca dopo il congresso di Catania?
“Ci sono molte novità in vista. Sono state giornate di lavoro molto intense. Abbiamo incontrato scienziati provenienti da ogni parte del mondo, Germania, Francia, Canada, Inghilterra, Grecia, Polonia e altri paesi. Si è fatto il punto sulle principali problematiche della nefrologia, sia dal punto di vista scientifico che organizzativo. Tra le novità, ad esempio, sono già in corso numerosi studi sperimentali con l’uso di sistemi di scaffold, sorta di trame di tessuto sulle quali si impiantano le cellule per rigenerare il tessuto renale. C’è stato poi un proficuo scambio con i colleghi di altre branche della medicina, come gli urologi o i cardiologi, a cui noi nefrologi diamo un contribuito importantissimo trattando lo scompenso cardiaco”.
Qual è lo stato della terapia in Sicilia?
“La Sicilia ha dato uno spunto importante negli ultimi anni soprattutto alla dialisi peritoneale, che adesso si può fare a domicilio anche nell’Isola. Abbiamo avuto miglioramenti nel contenere la progressione di queste malattie, che arrivavano fatalmente all’insufficienza renale. Abbiamo anche incrementato una rete di collaborazione con altri istituti italiani e stranieri, per avere una diagnosi precisa su cui poter lavorare. Soprattutto in Sicilia stiamo cercando di creare un gruppo multidisciplinare”.
Per quanto riguarda, infine, la donazione di organi e i trapianti, quanto c’è ancora da fare?
“Siamo molto cresciuti da un punto di vista qualitativo, ma siamo andati indietro sulla quantità. Negli ultimi mesi abbiamo avuto l’ottanta per cento dei rifiuti. Nell’ultimo anno, al Cannizzaro, su 15 osservazioni di pazienti, solo in tre casi sono state autorizzate donazioni d’organi. Sono numeri troppo bassi, c’è ancora molto da fare in questo campo. Negli anni passati non si arrivava alla media nazionale, ma si andava vicini, basterebbe un piccolo sforzo per ottenere risultati importanti. Bisogna fare di più per divulgare la cultura della donazione e convincere anche i più scettici. Si salverebbero tante vite”.