“Il dolore cronico si può curare”,
al via corso di formazione in Sicilia
Un male con cui troppo spesso si convive e che colpisce milioni di persone. È il dolore cronico, una “malattia nella malattia”, che aggrava il quadro clinico di molti pazienti, con relativi aumenti dei costi e delle sofferenze. Un fardello inutile che potrebbe essere evitato o almeno ridotto se solo sanitari e medici rispettassero la “legge sul dolore”, approvata nel 2010. Secondo quanto prevede la normativa, il medico dovrebbe annotare all’interno della cartella clinica dei singoli pazienti, il grado di dolore, che, a sua volta, andrebbe rapportato ad una serie di parametri specifici, così da trovare soluzioni utili ad alleviare i dolori del malato.
La Regione Siciliana ha avviato un progetto che prevede l’implementazione delle linee guida per la gestione del dolore cronico, attraverso la diffusione di strumenti adeguati che sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana del 27 gennaio scorso.
L’ospedale Buccheri La Ferla di Palermo, ente capofila, ha iniziato il progetto di implementazione attraverso un corso di formazione sul campo, train to trainer, che prevede di preparare trenta medici ed infermieri che, a loro volta, diventeranno formatori di circa 500 sanitari. Il corso è iniziato a fine settembre e la seconda parte inizierà a gennaio 2015 e si protrarrà per 18 mesi. L’ente gestirà, inoltre, l’audit di monitoraggio per conto dell’Assessorato regionale alla Salute in tutte le province siciliane.
Direttori scientifici del progetto, fortemente voluto dall’amministrazione dell’ente e dal direttore sanitario, Gianpiero Seroni, sono Fabio Cartabellotta, internista dirigente medico della struttura e che collabora con l’assessorato per il miglioramento della qualità dei servizi sanitari e Monica Sapio, dirigente dell’Unità Operativa Semplice di Terapia del Dolore e Day Hospital. Per saperne di più, ne abbiamo parlato con Fabio Cartabellotta.
Perché è importante questo corso di formazione?
“Perché il dolore rappresenta una malattia vera e propria, come il diabete, la cirrosi o l’ipertensione. In passato i sanitari hanno pensato che con il dolore si deve convivere, invece, questo va correttamente diagnosticato e curato. In questo settore c’è ancora tanto da lavorare. Per questo è importante formare prima di tutto i sanitari (medici ed infermieri professionali), che nella maggior parte dei casi non rispettano la legge 38 del 2010”.
In che modo si può curare il dolore?
“Esistono tanti farmaci che possono alleviare le sofferenze dei pazienti, ma qui da noi sono poco utilizzati. Ad esempio, l’Italia è il paese che meno di tutti in Europa fa uso di farmaci oppioidi. La morfina, tanto per fare un altro esempio, viene ancora vista con diffidenza, perché, anche dagli stessi pazienti viene spesso associata alla droga alla possibilità di assuefarsi. Il problema è che ci portiamo dietro un retaggio culturale arretrato, anche per questo è importante aggiornarsi ed applicare la legge 38 sul dolore”.
Dottore, facciamo qualche numero?
“C’è un dato chiaro che non lascia dubbi: secondo uno studio Fadoi (Federazione internisti Ospedalieri ndr) condotto su 2.600 cartelle di centri italiani selezionati, soltanto in un malato su tre il dolore risulta monitorato e diagnosticato. Sono numeri allarmanti, per questo l’assessorato alla Salute ha instituito questo gruppo di lavoro, da me coordinato e costituito da numerosi specialisti del settore, ed ha predisposto un audit di monitoraggio, come è stato pubblicato, lo scorso gennaio, con decreto sulla Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana. Dobbiamo lavorare, però, affinché la legge non rimanga solo sulla carta e questo progetto di formazione sul campo dovrà essere replicato nella medicina di base e in tutte le strutture siciliane. Ne va della salute di milioni di pazienti”.