Tumori, con la sigaretta elettronica
19 mila morti in meno all’anno
Se il 50% dei fumatori passasse alla e-cig si stima che si potrebbero salvare 19mila vite ogni anno e risparmiare quasi 2 miliardi di costi sanitari. Ma si deve fare di più anche aumentando le tasse sul tabacco e destinando fondi ai servizi per il tabagismo. Questi sono i dati diffusi durante il X° Congresso della Società Italiana di Tabaccologia (Sitab) conclusosi a Torino.
“La linea di condotta di Sitab è stata in questi anni molto chiara”, sostiene Biagio Tinghino, presidente uscente della SITAB .“ Abbiamo chiesto al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e al Ministro della Salute di alzare in modo significativo le tasse sulle sigarette, di destinare una quota della accise ai servizi per il tabagismo e rendere gratuiti i farmaci per curare i fumatori. Ma il DL varato dal Consiglio dei Ministri pochi giorni fa va in un’altra direzione. Il ritocco delle accise è troppo basso e ci lascia all’ultimo posto in Europa. Poi, cosa più grave, non vengono destinati fondi ricavati dalla tassazione alla prevenzione e al trattamento della dipendenza dal tabacco. In questo scenario una possibile via di uscita potrebbe essere costituita da forme meno dannose di uso del tabacco, come la sigaretta elettronica. Ci sono ancora dubbi da sciogliere sulla tossicità di questi prodotti ma se metà dei fumatori passasse alla e-cig”.
“Nell’arco di cinque anni si produrrebbe un guadagno di 9 miliardi di euro e soprattutto si stima che si salverebbe 96.000 vite solo in Italia” ha spiegato Fabio Beatrice, presidente del Congresso. “La sigaretta elettronica potrebbe eliminare quasi del tutto il rischio di contrarre cancro. Secondo l’autorevole parere di Sarewitz pubblicato su Nature del 2014, la questione del rischio di utilizzo della e-cig rispetto alla certezza della mortalità per effetto del fumo di sigaretta deve essere considerata marginale. Questo vantaggio vale anche se la sigaretta elettronica, o meglio il vaporizzatore elettrico definito ENDS (Electronic Nicotine Device System) dall’OMS viene usato con la nicotina. Proprio la nicotina infatti è il farmaco più usato per aiutare a smettere di fumare. Per indurre una modifica di comportamento duratura è opportuno assicurare al fumatore che il suo “bisogno di nicotina” sia soddisfatto almeno nei primi mesi. La sigaretta elettronica offre questa possibilità ai fumatori tradizionali e per il fumatore resistente è una possibilità in più“.
Da pochissimo IARC (International Agency for Research on Cancer) nell’ambito della IV edizione del Codice Europeo contro il cancro ha stabilito 12 azioni che ogni cittadino europeo dovrebbe seguire per non ammalarsi di tumore: la regola numero 1 è : non fumare e non fare uso di tabacco. La regola numero 2 è: non fumare in casa e sostenere politiche di controllo del tabagismo di lavoro.
Secondo il Ministero della Salute, i decessi attribuibili al tabacco nel nostro Paese sono circa 80 mila all’anno in Italia: il 48% a patologie oncologiche (38.400 decessi), il 25 % a patologie cardiache (20mila) , il 17% a patologie respiratorie croniche (13.600), il 10% ad altre patologie(8.000). Ed è evidente come gli italiani vogliano liberarsi dalla dipendenza dal fumo: nella ricerca Doxa-ISS di quest’anno il 45% degli intervistati nel 2013 e il 35,3% nel 2014 ritiene che i vaporizzatori possano essere un buon mezzo per smettere di fumare.
Dall’introduzione delle e-cigarette sul mercato, il 18,8% dei fumatori le utilizza permanentemente e il 41,8% ha diminuito il numero di sigarette fumate, mentre 1 su 4 (pari al 25%) sembra non aver modificato le proprie abitudini. Il recente calo degli utilizzatori è dato dal fatto che pensavano di poter smettere solo passando al nuovo dispositivo mentre ora sappiamo che è necessario strutturare una strategia poiché il fumo di tabacco è una delle più insidiose forme di dipendenza patologica.
Prosegue Beatrice: “Abbiamo immaginato un percorso clinico assistito per aiutare i fumatori a ridurre il numero di sigarette e ottenere una strategia di riduzione del danno. Nonostante l’incidenza del fumo sia in diminuzione, i fumatori fanno spesso tentativi di cessazione autogestiti con un’alta percentuale di ricadute e frustrazione. In base alle linee guida un fumatore può essere definito ‘ex’ solo dopo sei mesi dall’ultima sigaretta e le percentuali di cessazione a 12 mesi non sono confortanti: solo il 5% senza supporto, il 12% con la terapia comportamentale, il 16,8% con i prodotti sostitutivi della nicotina e il 25% con i farmaci.
“Quello che ora è chiaro è che la sigaretta ha due elementi diversi su cui intervenire: i prodotti della combustione del tabacco da un lato (responsabili del rischio cancro e di molte malattie respiratorie croniche soprattutto nelle donne) e la nicotina che è invece responsabile della dipendenza e di gran parte delle malattie cardiovascolari da fumo. Proprio questa evidenza ha permesso l’introduzione del concetto di ‘riduzione del danno’ e di ipotizzare la possibilità di utilizzare la e-cig in un percorso medicalmente assistito, seguito da personale addestrato sotto controllo medico. Il percorso mira a “traslare” dalla sigaretta al vaporizzatore con nicotina. Stabilizzato il consumo elettronico, si può arrivare ad utilizzare quello senza nicotina con la sola aggiunta di aromi. “A questo punto, – conclude il dottor Beatrice, – è lo “svapatore” che sceglie se smettere anche con la e-cig o continuare a mantenere gli aspetti gestuali e sociali che è poi sono i più difficili da abbandonare”.