La violenza viaggia sul web:
come difendersi dal cyberbullismo
Secondo una recente indagine condotta dalla Società Italiana di Pediatria (Sip), più del 31% degli adolescenti, in un campione di 2.107 studenti delle scuole secondarie di primo grado, avrebbe subito episodi di cyberbullismo su social network oppure chat.
Cosa si intende anzitutto per cyberbullismo? Esso configura forme di prevaricazione e sopruso attraverso l’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione come e-mail, sms, chat, social network, siti specifici di domande e risposte tra sconosciuti. Ad essi si associa anche la circolazione di foto denigratorie o materiale di natura personale, al fine di sminuire e ledere la persona che ne è vittima.
Il fenomeno risente sicuramente di una maggiore pervasività rispetto alle forme classiche di bullismo; mentre a fronte di esso, il bambino o l’adolescente aveva la possibilità di trovare sicurezza all’interno delle mura domestiche, o in gruppi sani di pari, il fenomeno della rete permea tutte le realtà in cui il giovane è inserito.
Le ripercussioni psicologiche possono essere di gravissima entità. Ad essere coinvolte infatti non sono soltanto le aree intrapersonali relativi allo sviluppo dell’autostima e della soggettività, ma anche e forse soprattutto le aree relazionali e familiari, che rischiano di venire escluse a fronte dell’isolamento in cui il soggetto, sminuito e svilito, versa.
Cosa fare di fronte a questi fenomeni? Risulta fondamentale la prevenzione, sia da parte dei contesti scolastici nonché di quelli familiari. Possono rappresentare segnali d’allarme una chiusura improvvisa da parte del soggetto, e un utilizzo sempre maggiore della rete, che rappresenta al contempo lo strumento causa di sofferenza, ma anche quello attraverso cui la persona sente di potersi riabilitare e risolvere da solo i conflitti in atto. Adottare, da parte dei genitori, un controllo dei periodi in cui il proprio figlio fa uso della rete, del tempo e dei siti che frequenta, può permettere di prevenire fenomeni di tale portata. Infine, laddove ci venga esplicitato il disagio vissuto, siamo chiamati ad accogliere il vissuto emotivo della vittima, evitando critiche e rimproveri.
Cosa può fare un ragazzo che si accorge di essere vittima di cyberbullismo? Parlarne e cercare un sostegno risulta la miglior soluzione; con un amico, un familiare, o qualsiasi persona di cui ci si possa fidare e sentirsi accolti. Vissuti di frustrazione e fallimento possono accompagnare l’esperienza soggettiva, ma riconoscersi vittime di forme di violenza è il presupposto fondamentale per poterla contrastare e risolvere.
L’anonimato e il filtro telematico permette a chi pratica queste forme di violenza, a sentirsi tutelati da una rete che permette di mantenere le giuste distanze, ma al contempo di poter sfogare vissuti di rabbia verso i più deboli. Riconoscere il fenomeno, attribuendo ad esso l’importanza necessaria, è il primo passo per affrontare in modo funzionale situazioni di disagio e vivere in modo sereno l’utilizzo di uno strumento sociale.