L’evoluzione della donna: complessa
ma sessualmente insicura
Più istruite, più impegnate nella professione, meno centrate sul matrimonio. Orientate alla realizzazione di sé stesse rimangono comunque aperte al cambiamento e alla relazione con gli altri. Capaci di mediare e di integrare l’aumentata complessità del loro ruolo cercano le informazioni e le soluzioni che possono semplificare la loro vita. Più attente al benessere, alla salute e alla cura di sé, fanno parte delle élite socioculturali e sono sempre più determinate a perseguire i loro obiettivi.
È quanto emerge da una ricerca condotta da GfK Eurisko, presentata in occasione del Convegno “Amore e Ormoni nella vita delle donne” che ha riunito a Roma i maggiori esperti ginecologi italiani, che ha esplorato i mutamenti degli stili di vita delle giovani donne tra i 18 e i 24 anni dai primi Anni ’90 ad oggi.
Un’evoluzione segnata da una forte complessità, da un’adultizzazione precoce che si scontra con un’insicurezza di fondo legata ai temi della precarietà, della crisi economica e dalla mancanza di informazioni anche nella sfera della sessualità. Tutte tematiche che in famiglia non si toccano, nonostante il 74% delle giovani donne attribuisca a questi aspetti della vita una grande importanza.
«I dati che possiamo valutare, ci dicono che il sesso per 3 ragazze su 4 è molto importante ma 1 su 4 riferisce di viverlo come qualcosa che bisogna fare per integrarsi con il gruppo. Appare evidente una difficoltà dei genitori a parlare di questi argomenti – afferma Isabella Cecchini, direttore del Dipartimento Salute di GfK Eurisko – dunque, le giovani donne scoprono precocemente il sesso ma senza un’adeguata preparazione. La sessualità viene vissuta in maniera più naturale di un tempo ma in modo superficiale e con poca emotività e romanticismo; ciò denota una scarsa maturità affettiva dovuta in parte alla precocità d’inizio e in parte al cambiamento dei modelli culturali di riferimento. Complice, in questo scenario, l’abdicare del ruolo educativo dei genitori. Ecco allora una sessualità vissuta molto superficialmente senza costruire legami duraturi, poco responsabile, il che spiega quel 40% di giovani donne che non usano alcun metodo contraccettivo e quello scarso 18% di utilizzatrici di contraccezione ormonale come la pillola che però viene spesso dimenticata (oltre un quarto delle donne hanno dimenticato almeno una volta di assumere la pillola nell’ultimo mese1)».
A fronte dello scarso dialogo in famiglia sono le tecnologie a farla da padrone. Le giovani donne parlano e si informano di sesso e di metodi contraccettivi su internet (75%), con il proprio partner (54%) e con il ginecologo (51%). Seguono le amiche (50%) e in ultima posizione si affaccia la figura materna (23%) seguita dalla televisione e dalle riviste.
Un’indagine condotta da ottobre 2013 ad aprile 2014 su un campione di oltre 700 ragazze, studentesse all’ultimo anno delle scuole superiori, nell’ambito del progetto educazionale “La pillola senza pillola”, promosso da SIGO – Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia e da MSD Italia, ha rivelato che il 68% di esse non conosce alternative alla pillola nell’ambito della contraccezione ormonale. Tuttavia dalla stessa indagine emerge che quasi il 40% delle ragazze che utilizza già un metodo contraccettivo ormonale vorrebbe cambiarlo. Il bisogno di maggiori conoscenze e informazioni sulle alternative possibili e disponibili può essere soddisfatto da un counseling adeguato da parte del ginecologo che secondo le giovani è ritenuto la figura più adatta ad aiutarle ad individuare la scelta contraccettiva che più si adegua alle loro esigenze di vita.
«Deve essere un contraccettivo che influisca meno possibile nel modificare il ritmo della vita della donna, soprattutto dal punto di vista fisico, quindi riducendo al minimo la possibilità di effetti collaterali, ma anche dal punto di vista dei tempi e delle modalità di assunzione» spiega Rossella Nappi, professore Associato di Ostetricia e Ginecologia dell’Università degli Studi di Pavia. «Nel momento in cui si avvicinano alla contraccezione ormonale, i contraccettivi che non richiedono l’assunzione quotidiana di una pillola sono quelli che meglio si adattano alle esigenze delle giovani donne. Tra questi, ad esempio, è da prendere in considerazione il cerotto settimanale ma anche l’anello contraccettivo non solo perché è a basso dosaggio ormonale, quindi non interferisce con il metabolismo, con la propria fisicità, ma anche perché la somministrazione una volta al mese rende le donne più libere di vivere la propria sessualità senza avere “scadenze” quotidiane. Inoltre è un’ottima occasione per la donna di conoscere meglio il proprio corpo».
Per questa donna più colta informata e protagonista della propria vita l’informazione è la chiave di ogni scelta. Anche nel campo della contraccezione. Le donne, quando sono informate, si avvicinano senza timori alla contraccezione ormonale, e preferiscono scegliere i metodi più innovativi che associano ai benefici della contraccezione ormonale un basso dosaggio e una maggiore libertà grazie alla modalità e ai tempi di assunzione non giornalieri. Questo è quanto emerge da ECOS2, uno studio osservazionale condotto su quasi 2.000 donne italiane tra i 18 ed i 40 anni (età media 26 anni).
Obiettivo dello studio è stato quello di valutare il counseling, ossia il dialogo informativo tra medico e paziente, sui contraccettivi ormonali combinati e di osservare gli effetti sulle decisioni delle donne. È stato comparato il metodo effettivamente scelto dalla donna con quello che avrebbe voluto scegliere prima del counseling e del confronto con il ginecologo. Emerge dallo studio che la percentuale di donne che si orienta verso la scelta dell’anello contraccettivo, successivamente al colloquio con il ginecologo, aumenta di oltre 4 volte (dal 5% al 21%); la percentuale passa dal 3% al 7% per il cerotto, mentre rimane invariata per le donne che scelgono di utilizzare la pillola. In generale le donne che non avevano idea su quale fosse il metodo contraccettivo più adatto a loro, dopo il confronto con il medico, hanno optato per un metodo che non prevedesse l’assunzione giornaliera di una pillola a conferma che l’aumentata complessità spinge le donne a ricercare e adottare soluzioni che semplifichino dove possibile la loro vita.