L’importanza del ruolo paterno
nello sviluppo del bambino
Secondo un’indagine dell’agenzia “Found! Mood Communication Strategy, Public & Digital Relations”, condotta su circa 600 padri, risulta che oltre il 26% si sente escluso dal rapporto che si instaura tra madre e figlio, mentre nel 31% si percepiscono addirittura ignorati. Sempre dalla ricerca scaturisce che un intervistato su tre riscontra difficoltà sulla definizione del proprio ruolo paterno, spesso relegato alla mera elargizione di denaro per le incombenze dei figli.
Questi dati ci interrogano sulla valenza della paternità all’interno del nucleo familiare, soprattutto alla luce di un contesto culturale in continua evoluzione.
Laddove il padre, a fronte della quasi centralità della figura materna nella crescita dei figli, ha cominciato a ritagliarsi uno spazio sempre più grande e condiviso, risulta fondamentale comprendere come egli stesso possa inserirsi adeguatamente all’interno di una relazione diadica madre-bambino, in cui il terzo paterno risulta elemento necessario per un sano sviluppo psichico.
Già a partire dalla gravidanza, il padre assume la funzione di accompagnare e traghettare la donna verso il momento del parto. La dimensione corporea della gravidanza, ad evidente appannaggio della donna, tende ad escludere naturalmente l’uomo. Tuttavia, così come per la maternità, diventare padre è un impegno che reclama metabolizzazione e costruzione del proprio ruolo, che già dai primi momenti va sviluppato ed interiorizzato.
A partire dalla nascita, la vicinanza fisica ed emotiva del padre, permetterà al bambino di individuare nella madre le caratteristiche di “holding”, proprie dunque dell’accudimento e protezione, mentre nel padre, vissuto psichicamente come rappresentante della legge e dell’autorità, un punto di riferimento al quale rifarsi nella libera esplorazione del mondo circostante.
Nei primi 3 anni di vita, risulta necessario per il padre offrire la propria disponibilità emozionale, che sia di sfondo e collante per la diade madre-bambino. Dai 3 anni sarà lo stesso padre ad introdursi come terzo in quella che può rischiare di divenire una relazione totalizzante; porsi come nuovo elemento nella diade incoraggerà una separazione con la madre a favore di un inserimento sano all’interno delle relazioni sociali. Il padre dunque introduce l’elemento della triangolazione, necessario per superare la naturale frustrazione del bambino che desidererebbe la madre tutta per sé.
Infine la funzione paterna risulta fondamentale e necessaria nello sviluppo del bambino, laddove essa venga veicolata in comunione con la madre. Spesso infatti è la stessa madre a favorire l’impossibilità relazionale con la funzione paterna, rendendosi unica depositaria delle conoscenze e necessità del figlio.
Una condivisione genitoriale, a fronte di ruoli ben distinti ma sostenuti reciprocamente, permetterà non solo al bambino di poter crescere e maturare, ma anche ai genitori stessi di godere del proprio ruolo familiare e le gioie profonde della genitorialità.