Sicurezza alimentare: l’Italia prima
per le segnalazioni all’Ue
Il Sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangimi (Rasff) consente di notificare, in tempo reale, i rischi diretti e indiretti per la salute pubblica connessi ad alimenti, mangimi e materiali a contatto, e quindi di adottare tempestivamente le opportune misure di salvaguardia.
Secondo una nota diffusa dal Ministero della Salute complessivamente, nel 2014 si sono avute 3097 notifiche contro le 3136 dell’anno precedente. Nel 2012 le notifiche trasmesse attraverso il Rasff sono state 3436, e nel 2011, 3721. Si evidenzia, quindi, una diminuzione rispetto ai precedenti anni.
“L’Italia – riferisce il Ministero – è risultato essere il primo Paese membro per numero di segnalazioni inviate alla Commissione Europea, dimostrando, come negli anni passati, una intensa attività di controllo sul territorio nazionale, con un totale di 506 notifiche (pari al 16.3 %), mentre nel 2013 le notifiche trasmesse dall’Italia erano 534 (pari al 17%). In particolare, sono pervenute: 137 segnalazioni da parte degli Assessorati alla Sanità, ASL e Comando Carabinieri per la tutela della Salute; 369 segnalazioni da parte degli Uffici periferici del Ministero della Salute (USMAF, UVAC e PIF)”.
“Tra i contaminanti microbiologici, – si legge – un elevato numero di notifiche hanno riguardato il riscontro: della Salmonella (476 segnalazioni), seguita da E. coli e Listeria monocytogenes, con 122 e 98 notifiche rispettivamente. I contaminanti chimici più frequentemente notificati attraverso il Rasff sono i residui di fitofarmaci, seguiti dalle micotossine e da metalli pesanti. Ancora numerose risultano le notifiche riguardanti la presenza di sostanze allergeniche non dichiarate in etichetta(78) con andamento stazionario rispetto all’anno precedente”.
“Per quanto riguarda l’origine, invece, i prodotti nazionali irregolari – riferisce ancora il Ministero – sono stati 89, contro le 97 segnalazioni dell’anno scorso. Il Paese maggiormente soggetto a notifica risulta essere la Cina (469), seguita da Turchia ed India. Come era stato evidenziato negli ultimi anni, molte delle non conformità rilevate sono da ricondurre prevalentemente ad una non corretta applicazione dei sistemi di autocontrollo da parte degli operatori del settore alimentare (OSA). A tal fine è indispensabile che gli operatori rinforzino i propri piani di autocontrollo, mentre le autorità territorialmente competenti, nel corso delle loro attività di controllo, dovrebbero utilizzare in modo più efficace lo strumento dell’audit”.