Sole e tumori della pelle, i consigli dell’esperto per evitare rischi
La primavera ha ormai preso il largo e, anche quest’anno, la nostra pelle si prepara ad assorbire raggi del sole in quantità. Un’esposizione smodata e prolungata, però, rappresenta una minaccia per la salute, con effetti “collaterali” che sarebbe meglio evitare. Per questo, gli esperti raccomandano sempre di evitare i raggi diretti del sole nelle ore di punta e di munirsi di adeguate protezioni per la pelle. Per saperne di più, abbiamo incontrato il dermatologo Giuseppe Noto, responsabile dell’Unità operativa di dermatologia dell’ospedale “La Maddalena” di Palermo e presidente dell’associazione Oncoderm, centro studi sui tumori della pelle e malattie veneree.
La bella stagione è arrivata, come proteggere la pelle dai raggi del sole?
“Prima di tutto ci vuole equilibrio nell’esposizione. Il sole non è nemico della pelle, se non ci fosse il sole, non ci sarebbe vita. È essenziale per produrre vitamina D, importantissima per le ossa, ma va preso con moderazione. Le abitudini di prendere il sole in maniera smodata, creano nel tempo in soggetti predisposti, problemi come quelli dei tumori della pelle, che insorgono sia per cause genetiche, di fototipo, cioè il tipo di pelle che il soggetto ha, sia perché il soggetto ha abitudini ambientali sbagliate. L’eccesso smodato di sole, soprattutto in età infantile, è dannoso per tanti motivi”.
Quali sono i momenti migliori della giornata per abbronzarsi?
“Gli orari perfetti sono la mattina, dalle 9 alle 11, e poi dalle 15,30 in poi, quando la luce del sole è più obliqua e i raggi ultravioletti si smorzano. Bisogna sempre evitare le ore di punta”.
Ci sono nuove terapie per combattere i tumori della pelle?
“La nuova frontiera è rappresentata dalla terapia fotodinamica, con l’acido delta-aminolevulinico, che tra l’altro produciamo direttamente a ‘La Maddalena’. Si tratta di un farmaco fotosensibilizzante che viene catturato dalle cellule tumorali, che – a loro volta – lo eliminano più lentamente rispetto alle cellule sane. Per cui, l’applicazione di questo farmaco con l’occlusione e la terapia con una lampada particolare a 630 nanometri, una luce rossa, riesce poi ad attivare una serie di molecole dentro alle cellule che uccidono le neoplastiche ad una ad una. Questo farmaco è indicato nei tumori superficiali, come le cheratosi attiniche. È una terapia nuova, brillante, che noi facciamo da tempo”.
Importante in questi casi è anche la prevenzione.
“Certo, la gente deve essere sensibilizzata attraverso una corretta prevenzione. Oggi il dermatologo è in grado, attraverso la dermoscopia in epiluminescenza, di guardare i tumori della pelle, i nei, con grande precisione. Si tratta di sonde che si appoggiano sulla pelle, con la funzione di scomporre il pigmento e rendere il neo visibile, così da aiutare lo specialista a riconoscere ciò che va eliminato, evitando interventi inutili e riducendo le spese mediche. Il neo deve essere asportato solo quando è strettamente necessario”.
Lei collabora con “La Maddalena” dal 2000, qual è il bilancio di questi 15 anni di sodalizio?
“Un’esperienza assolutamente positiva. ‘La Maddalena’ è una realtà che ha cambiato l’oncologia siciliana. Prima i pazienti erano costretti ai viaggi della speranza, adesso non solo ci si cura qua, ma arrivano anche dal resto d’Italia. Facciamo attività di diagnosi, prevenzione e cura di tutti i tumori della pelle e abbiamo anche un ambulatorio di dermatologia generale aperto al territorio, che offre un servizio di consulenza sia interna che esterna alla struttura. In questo senso, l’ottica dipartimentale è vincente, si riesce ad affrontare la stessa patologia con un pool di specialisti complementari fra loro”.
Parliamo, infine, della sua associazione, Oncoderm, un altro fiore all’occhiello del territorio.
“È un centro studi, nato a Palermo nel 1999, che ha lo scopo di promuovere la ricerca e l’aggiornamento in dermatologia e malattie veneree. Con Oncoderm organizzo un congresso all’anno mirato all’aggiornamento dei medici del territorio. Un modo per permettere ai dermatologi di poter incontrare un esperto internazionale con cui confrontarsi sulle novità terapeutiche, così da accrescere le loro competenze”.