Epatite C e Hiv, Simit: “Almeno 25 mila pazienti senza farmaci”
È entrato in vigore in Italia la determinazione di prezzo e rimborso, pubblicata in Gazzetta Ufficiale di Daclatasvir, un potente inibitore pan-genotipico del complesso di replicazione NS5A , per l’uso in associazione con altri medicinali nei genotipi 1, 3 e 4 per il trattamento dell’infezione cronica da virus dell’epatite C (HCV) in pazienti adulti.
“L’arrivo di un nuovo farmaco nella prescrivibilità del trattamento da Epatite C – afferma Massimo Andreoni, presidente Simit, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali – è un’ottima notizia sia per medici, sia per pazienti, che avranno un ulteriore strumento nella lotta contro l’infezione, ma anche per il problema della sostenibilità economica, perché più farmaci vi sono o vi saranno sul mercato, più i costi della terapia saranno ridotti”.
IL CONGRESSO – Si parlerà anche di questo durante la VII Conferenza italiana su Aids e retrovirus (Icar), che si svolgerà dal 17 al 19 maggio a Riccione, presso il Palazzo dei Congressi. L’evento pone all’attenzione della comunità scientifica la necessità di individuare percorsi di diagnosi e cura dell’infezione da HIV che si basino sulle interazioni tra ricerca di base, ricerca diagnostico-clinica ed esigenze delle persone sieropositive – precisa una delle presidenti del Congresso Cristina Mussini dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Tra le tematiche di questa edizione ci sono la medicina di genere, declinata non solo al femminile, e la resistenza naturale all’infezione da HIV, nonché alla comprensione di nuove strategie di eradicazione.
NUOVE LINEE GUIDA EUROPEE – Sono state presentate negli ultimi giorni le nuove linee guida europee per la cura dell’Epatite C: massima attenzione sulla questione della sostenibilità e sull’arrivo di nuovi ulteriori farmaci. Ma ancora più importante è stato il richiamo su come i pazienti con coinfezione Hiv ed Epatite, sebbene il trattamento abbia probabilità di risposta identiche a quelle del paziente monoinfetto, abbiano una evoluzione di malattia molto più rapida rispetto a quello monoinfetto e debbano pertanto avere un accesso prioritario alla terapia. In base a questo dato, confermato da altre ricerche della letteratura scientifica, le associazioni dei malati e la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali richiamano l’attenzione dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e del Ministero affinchè i pazienti coinfetti possano essere considerati categoria prioritaria per il trattamento dell’epatite C.
L’APPELLO ALL’AIFA – “Alcuni pazienti, quelli con un grado di fibrosi lieve/moderato al momento sono esclusi dal trattamento– spiega il Prof. Massimo Andreoni- e per i pazienti co-infetti è più preoccupante, in quanto l’evoluzione della malattia è più rapida. Il numero dei pazienti non trattati è difficile da stabilire, perché possono essere curati soltanto pazienti in fase avanzata di malattia. Ma si parla di diverse migliaia, sicuramente più di 10mila, mentre possiamo stimare i pazienti co-infetti nel numero di 25mila. In un criterio di sostenibilità della spesa quella dell’AIFA è una scelta logica, ma chiediamo ugualmente di trovare nuovi fondi per supportare anche questi pazienti che, se non trattati bene, possono incorrere in un’evoluzione preoccupante della malattia”.
COSTI E OBIETTIVI – “Una discussione – spiega una dei tre presidenti del Congresso Prof.ssa Cristina Mussini che sarà riproposta e approfondita proprio durante il congresso, con gli epatologi della SIMIT e con quelli di AISF, che presenteranno lavori al fine di promuovere questa sensibilità. Infatti, sarebbe importante che, come sottolineano le nuove Linee Guida Europee, anche in Italia i pazienti con co-infezione HIV-HCV possano avere accesso ai nuovi farmaci in presenza di un grado di fibrosi anche lieve”.