Infezioni sessuali, test rivoluzionario
per il papilloma virus
Presentato all’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano un nuovo pannello rivoluzionario di test di diagnostica molecolare, dedicato alle infezioni sessualmente trasmesse con diagnosi in 60 minuti. Nella sede della Clinica Mangiagalli si è tenuto il convegno sui Comportamenti sessuali, le Ist e la prevenzione dei tumori al collo dell’utero, organizzato in collaborazione con AMCLI – Associazione Microbiologi Clinici Italiani e la Fondazione IRCCS Ca’ Granda, durante il quale sono state illustrate le rivoluzionarie tecnologie prodotte dall’azienda statunitense Cepheid.
IL CONVEGNO. Infezioni da C. trachomastis, N. gonorrhoeae e Papilloma Virus-HPV: questi i principali temi del congresso, di cui oggi si parla troppo poco, nonostante le IST rappresentino un problema emergente di Sanità Pubblica anche in relazione alla liberalizzazione ed evoluzione dei comportamenti sessuali. In Italia i laboratori di microbiologia clinica hanno segnalato 93.403 campioni, analizzati per un’indicazione di approfondimento diagnostico per almeno una delle tre infezioni. In particolare, l’infezione maggiormente rilevata sia tra le donne sia tra gli uomini è stata quella da C. trachomastis (rispettivamente 2,4% e 8,4%), seguita nelle donne dall’infezione da Trichomonas vaginalis (0,8%) e negli uomini dall’infezione da N. gonorrhoeae (2,1%). La prevalenza dell’infezione da C. trachomastis è risultata più elevata nei giovani con età compresa tra i 15 e i 19 anni rispetto ai soggetti con età maggiore a 19 anni (Dati Iss 2013).
Il seminario ha visto la partecipazione dei principali esperti nel campo dell’epidemiologia, clinica e diagnostica delle infezioni sessualmente trasmesse: Pierangelo Clerici, presidente AMCLI, ed Erminio Torresani, Direttore del Dipartimento Servizi del Policlinico, hanno aperto il simposio milanese.
«Le malattie sessualmente trasmissibili rappresentano un problema ormai di rilevanza sociale vista la diffusione nella popolazione – ha dichiarato Pierangelo Clerici, presidente AMCLI e professore dell’Università Statale di Milano -. La riduzione dell’attenzione sui possibili rischi di patologie di questo tipo, dovuta nel tempo al diluirsi dell’impatto mediatico dell’AIDS grazie alle terapie che oggi consentono al paziente non più di sopravvivere ma di vivere, ha fatto si che venissero abbandonati quei sistemi di prevenzioni che negli anni erano cresciuti, come ad esempio l’utilizzo del preservativo. A ciò ha fatto riscontro un incremento di patologie a trasmissione sessuale come quelle sostenute da C. trachomastis (soprattutto nella fascia d’età 15-25 anni), quelle sostenute da Neisseria gonorrhoeae e quella da Papilloma virus (HPV). Se nei confronti di quest’ultimo una corretta campagna vaccinale in età preadolescenziale e soprattutto un’attenta verifica dell’avvenuta immunizzazione porterebbe ad una diminuzione del rischio di tumori del collo dell’utero, solo campagne di screening sugli adolescenti potrebbero evitare importanti sequele (fino all’infertilità) nel caso di infezioni sostenute dai primi due microorganismi. A tale proposito i Microbiologi clinici sono da sempre impegnati a proporre nuovi percorsi diagnostici che consentano in breve tempo (grazie a nuove tecnologie di biologia molecolare) e con limitata compliance del paziente (basterebbe un campione di urina) la ricerca dei microrganismi patogeni».
Tra gli esperti del Policlinico sono intervenuti inoltre Marco Cusini, responsabile del centro MTS della Fondazione Ca’ Granda di Milano, il quale ha approfondito in particolare i temi connessi alla clinica della Gonorrea: «La diagnostica delle IST si è arricchita negli ultimi anni di metodiche sempre più sensibili e specifiche che hanno consentito di aumentare la capacità diagnostica. D’altro canto la ricerca farmaceutica nel campo degli antibiotici è sempre meno ricca e la “pipeline” in questo settore è quasi esaurita. Oggi due dei principali agenti etiologici delle uretriti sessualmente trasmesse, la Neisseria gonorrheae e il Micoplasma Genitalium, mostrano livelli di resistenza agli antibiotici elevatissimi che rendono il trattamento di particolare complessità. Non da ultimo il problema economico ha un forte impatto nella gestione delle IST. Il personale dei centri MTS è scarso e la richiesta elevata. Una possibile soluzione è quella di una estrema automazione con la rinuncia all’intervento del personale sanitario. A Londra è già attivo un centro dove il paziente colloquia solo con una macchina in grado di esaminare un campione di sangue e/o di urine e di fornire quindi indagini complete nel giro di una-due ore. I vantaggi sono evidenti dal punto di vista economico, ma qualche dubbio sorge circa i rischi di questa spersonalizzazione».
IL NUOVO TEST, RIVOLUZIONE PER LA PREVENZIONE DEL PAPILLOMA VIRUS. In occasione del convegno è stato presentato da Cepheid il rivoluzionario test “Xpert HPV” in grado di individuare in soli 60 minuti il DNA del Papilloma Virus umano (HPV) considerato “ad alto rischio” di sviluppare patologie tumorali del collo dell’utero. Si tratta di un nuovo sistema di screening ad alta precisione ed elevata sensibilità, basato su una tecnologia all’avanguardia, di altissima qualità ed accuratezza: un deciso passo avanti rispetto alle tecnologie attualmente disponibili, che raggiungono risultati di minore affidabilità e in tempi notevolmente più lunghi, dai 7 ai 10 giorni.
Nello specifico, è necessario tenere presente che sono 14 i genotipi del Papilloma Virus individuati come “pre-cancerogeni” su base mondiale e di questi le varietà 16, 18 e 45 dell’HPV risultano associate a circa il 75% dei casi di tumore al collo uterino. In Italia, la percentuale di infezione da HPV ha i suoi picchi (20-25%) fra i 20 ed i 24 anni, mentre nelle donne di età superiore si riscontra solo nel 4-5% dei casi. Le donne con infezione da HPV presentano un rischio 300 volte superiore di sviluppare neoplasie cervicali rispetto alle donne che risultano negative. Dati che sostengono quanto oggi sia sempre più importante far fronte a questa patologia per ridurre sensibilmente l’insorgenza del carcinoma al collo dell’utero caratterizzato da un alto tasso di mortalità.
Per effettuare il test basta un prelievo di cellule cervicali, un semplice “tampone” (come per il pap test): grazie al nuovo screening Xpert HPV i risultati saranno quasi in tempo reale consentendo alla donna di sollevarsi da preoccupanti attese ed essere così informata subito ed accompagnata nella fase diagnostica. Qualora il test risultasse positivo, la donna potrà essere immediatamente indirizzata, senza ulteriori ritardi, alle pratiche ginecologiche del caso, con conseguente esecuzione della colposcopia in tempi rapidi. Questa tipologia di test “a risposta rapida” attualmente in Italia viene effettuata ancora in poche regioni: in Lombardia presso il Centro Diagnostico Italiano; nel Lazio, all’Ospedale Fatebenefratelli di Roma; in Sardegna presso le Asl di Nuoro e di Ozieri-SS.