Probiotici, gli esperti: “Utili contro
autismo e resistenze batteriche”
Per le patologie intestinali, i probiotici e i prebiotici sono ancora le categorie di prodotti più utilizzate. I probiotici sono batteri che colonizzano l’intestino e ne modificano, in senso benefico, le funzioni. I prebiotici sono invece sostanze che stimolano la crescita dei germi utili nell’intestino.
Sono tutti trattamenti che regolano la flora intestinale per disturbi magari minori, ma che affliggono tante persone. Inoltre, una flora intestinale poco efficiente condiziona un assorbimento non ottimale degli alimenti portando spesso ad allergie.
I probiotici offrono però grandi promesse in due settori di grande importanza:
– l’autismo, dove è ormai chiaro che la flora intestinale dopo parto cesareo non viene ben trasferita al neonato e aumenta del doppio il rischio di malattia. Si tratta di individuare il trattamento con i probiotici più opportuno. Sono già in corso ampi studi in USA e Israele.
– La resistenza batterica agli antibiotici. Sono quasi sempre in gioco batteri di origine intestinale (Enterobatteri) come il Clostridium difficile, che non risponde quasi più ad alcun antibiotico ed è responsabile di oltre 30.000 morti negli USA e di un numero anche maggiore in Europa. Una strategia è quella del “trapianto fecale”: si infonde nell’intestino una soluzione di feci prodotte da un “donatore normale” (il coniuge, un congiunto).
I risultati sono ottimi, ma il procedimento è sgradevole e complesso operativamente. Invece si punta ai germi “nemici”, che non facciano crescere il Clostridium. Il candidato numero uno si chiama Barnesiella, un germe che non è patogeno, ma antagonizza il Clostridium. La Barnesiella va fatta crescere nell’intestino e per questo si ricorre a nutraceutici, i derivati del fucosil-lattosio, un componente del latte materno. Questi prodotti vengono per ora utilizzati nei prematuri, a maggior rischio di infezioni intestinali.