Spiagge italiane amiche del cuore: defibrillatori sempre più diffusi
Una nota canzone recitava “con le pinne, fucile ed occhiali”, ma in alcuni stabilimenti balneari italiani a questi tre oggetti ne è stato aggiunto un quarto inaspettato: il defibrillatore.
In alcuni comuni di varie regioni, come Puglia, Emilia Romagna, Toscana e Lazio, già dalle scorse estati, per gli stabilimenti è in vigore l’obbligo di munirsi di defibrillatori Dae, quelli semiautomatici, di facile utilizzo (sempre previa formazione). Una disposizione resasi necessaria in quanto in situazioni di forte caldo e sudorazione, cresce il rischio di problemi cardiaci.
Come è ormai noto a tutti, la tempestività dell’intervento nei casi di arresto cardiaco è il fattore discriminante per far sì che il cuore torni a battere senza apportare danni all’organismo. In Italia ogni anno 70.000 vengono colpite da arresto cardiaco. Il tasso di mortalità oggi è, fortunatamente, molto più basso rispetto al passato, scendendo al di sotto dell’11%, e oltre l’80% dei decessi avviene lontano da ospedali e strutture sanitarie.
“L’arresto cardiaco – commenta Simone Madiai, amministratore delegato di un’azienda produttrice di defibrillatori – è una patologia ‘tempo-dipendente’, ovvero le conseguenze sono fortemente influenzate dal fattore tempo, e per questo è indispensabile che il paziente riceva cure adeguate entro due ore dai primi sintomi (spesso ignorati o sottovalutati fino all’attacco apicale), per ripristinare correttamente il flusso sanguigno, perché è proprio in questo arco temporale che avviene circa il 50% dei decessi. Il defibrillatore in contesti turistici è sicuramente un valore aggiunto per la nostra sicurezza, ma il fattore più importante resta, comunque, la prevenzione, quindi, uno stile di vita sano e, in spiaggia, bere molto ed evitare di esporsi al sole nelle ore più calde”.