Tumori, nuovi interventi salva-seno
anche nei “casi Jolie”
L’Istituto Europeo di Oncologia promuove fino al 26 giugno la XVII Edizione della “Milan Breast Cancer Conference”, il più importante appuntamento internazionale sul tumore del seno, a cui partecipano 50 Paesi anche attraverso le più innovative modalità web.
Al centro delle relazioni e dagli interventi in diretta dei prossimi giorni emerge la nuova mastectomia conservativa, o “nipple sparing”: una tecnica perfezionata allo IEO dall’équipe di chirurghi senologi e plastici, che permette di conservare il proprio seno anche quando è necessaria l’asportazione dell’intera ghiandola mammaria, come nel noto caso di Angelina Jolie.
«Questo intervento nasce come risposta all’evoluzione conservativa del trattamento del tumore al seno – spiega Viviana Galimberti, direttore della Senologia Molecolare – Oggi grazie all’accuratezza della diagnostica per immagini si presentano al chirurgo sempre più tumori multifocali o micro calcificazioni diffuse a tutta la mammella, spesso espressione di tumori in situ. In questi casi siamo costretti ad asportare l’intera ghiandola. Inoltre l’opportunità dei test genetici per le donne ad alto rischio che hanno familiarità ci permette, nei casi che lo richiedono e dopo un counseling e un supporto psicologico adeguato, di intervenire addirittura prima che il tumore si manifesti. Ovviamente anche in questi casi è inevitabile rimuovere l’intera ghiandola».
«Nessuna donna esce dalla nostra sala operatoria senza seno – continua Mario Rietjens, direttore della Divisione di Chirurgia Plastica Ricostruttiva – Nella mastectomia conservativa il chirurgo senologo asporta la ghiandola lasciando intonsi la cute e il complesso areola-capezzolo (salvo i casi in cui la malattia è estesa a quest’area), e subito dopo i chirurghi plastici ricostruiscono la mammella originaria inserendo una protesi. In questo modo conciliamo al meglio le esigenze oncologiche a quelle estetiche. Gli enormi progressi nelle tecniche chirurgiche di precisione e nei materiali utilizzati per le protesi ci garantiscono oggi risultati eccellenti».
«Allo IEO nel 2014 su oltre 3.400 interventi di senologia, abbiamo eseguito il 41% di mastectomie (di cui 4 con il robot) mentre nel 2010 erano il 35% – dichiara Roberto Orecchia, direttore Scientifico – Il trend è dunque significativo e rispecchia quello dei maggiori centri oncologici USA che si avvicinano ai volumi della nostra casistica. Si tratta di un passo avanti importante nella cultura della conservazione, ci aspettiamo che diventi uno standard. L’idea si è sviluppata qui in IEO grazie all’impulso iniziale di Umberto Veronesi: quando insieme sperimentammo la radioterapia intraoperatoria per i tumori mammari, scoprimmo che era possibile irradiare il capezzolo per proteggerlo dall’invasione della malattia e dunque conservarlo. Da qui l’idea, realizzata con i chirurghi plastici, della mastectomia conservativa. Attualmente – sottolinea Orecchia – la tecnica si è evoluta con l’asportazione completa del tessuto retroareolare ed oggi si può fare in maniera sicura anche senza necessariamente irradiare il capezzolo». «Il vecchio concetto della mastectomia come intervento demolitivo – conclude Galimberti – va sostituito con quello più moderno di un’operazione ricostruttiva, che garantisce sicurezza oncologica e un‘ottima qualità di vita anche alle donne più giovani e a maggior rischio».
Per il gruppo delle pazienti giovani, lo IEO ha messo a punto e promuove un percorso speciale per diventare mamme dopo un tumore della mammella. «L’aumento delle diagnosi di cancro mammario nelle donne prima dei 40 anni, unito al naturale slittamento del progetto maternità nella nostra organizzazione sociale, ci obbliga a pensare a come preservare la fertilità nelle nostre giovani pazienti oncologiche – dichiara Fedro Peccatori, direttore dell’Unità Fertilità e Procreazione – Negli USA il 7% dei casi di tumore al seno è diagnosticato prima dei 40 anni, il 2,4 % prima dei 35 anni e l’1% prima dei 30. In IEO la Ginecologia e la Senologia hanno preparato insieme un percorso di protezione della funzione ovarica e preservazione ovocitaria da programmare prima dell’inizio delle cure, che permette nella maggioranza dei casi di coronare il sogno di una gravidanza, nonostante il tumore. Alla Conferenza domani verrà presentato lo studio clinico POSITIVE, che prevede di sospendere la terapia ormonale endocrina post-intervento per il tempo necessario alla gravidanza per poi riprenderla “da mamme”».