“Sguardi d’energia”, combattere
il tumore ovarico con la bellezza
Aver cura di se stesse e della propria bellezza: perché per combattere il tumore ovarico, il più insidioso e meno conosciuto dei tumori femminili, c’è bisogno di tutta l’energia delle donne; perché recuperare un rapporto positivo con l’immagine di sé aiuta ad affrontare meglio le terapie; perché l’attenzione al proprio corpo è parte integrante del percorso di cura che oggi, per il tumore ovarico, dopo quindici anni di assenza di novità importanti, può avvalersi di terapie innovative che migliorano il tempo libero da malattia e la qualità di vita delle pazienti.
È questo l’invito rivolto a tutte le donne con tumore ovarico da ACTO onlus – Alleanza Contro il Tumore Ovarico, che in partnership con Youngblood Mineral Cosmetics e il supporto di Roche promuove Sguardi d’Energia, una campagna rivolta alle pazienti alle quali, a partire da settembre, saranno offerti programmi personalizzati di make-up ospitati nei principali Centri italiani specializzati nel trattamento del tumore ovarico.
L’iniziativa di ACTO onlus fa seguito a Scatti d’Energia, la mostra itinerante con i ritratti di dieci personaggi celebri ospitata nei mesi scorsi nei principali capoluoghi italiani per rompere il muro di silenzio sul tumore ovarico: se al centro della precedente campagna vi era l’informazione, il focus di Sguardi d’Energia è sulla qualità di vita delle pazienti sostenuta, oltre che dalle terapie e dall’assistenza dei Centri specializzati, anche da momenti quotidiani di attenzione alla propria bellezza, alla cura di sé.
«ACTO è nata per stare accanto alle pazienti e sostenerle nel difficile percorso di malattia. Un percorso segnato da sofferenze fisiche e psicologiche in cui i cambiamenti spesso devastanti dell’aspetto fisico, conseguenti alle terapie, occupano un posto molto importante in quanto incidono profondamente sulla qualità di vita delle pazienti – afferma Nicoletta Cerana, Presidente di ACTO onlus – Alleanza contro il Tumore Ovarico – con questo progetto desideriamo aiutare le donne a riappropriarsi della propria bellezza nonostante la malattia, perché ognuna di loro guardandosi allo specchio dopo il trattamento non veda più la malattia ma solo una donna più bella e infinitamente più forte di prima».
In Italia circa 37.000 donne convivono con un tumore ovarico: circa 5.000 i nuovi casi ogni anno e i numeri sono in forte aumento. Ma secondo un’indagine promossa da ACTO onlus, in Italia 6 donne su 10 non conoscono questa patologia, e il 70% non sa indicarne i sintomi e gli esami a cui sottoporsi. A causa di sintomi non specifici e non riconosciuti, in circa l’80% dei casi la diagnosi arriva quasi sempre in fase avanzata. Il principale fattore di rischio è la familiarità e la presenza della mutazione genica BRCA1 e BRCA2, che espone le donne a un rischio molto più elevato di ammalarsi di tumore ovarico.
«Purtroppo il carcinoma ovarico è un tumore molto subdolo, non ci sono sintomi caratteristici utili a fare una diagnosi precoce – dice Francesco Raspagliesi, Direttore Struttura Complessa Oncologia Ginecologica, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano – la sintomatologia, con dolori addominali gonfiore e cambiamento delle abitudini dell’alvo, è altamente aspecifica e per questo responsabile nell’85% dei casi di una diagnosi tardiva, in fase avanzata di malattia. È indispensabile che la donna si sottoponga a controlli ginecologici annuali con una visita clinica e un’ecografia transvaginale, sarà il ginecologo di volta in volta a stabilire con quale frequenza ripetere le visite».
La diagnosi tempestiva può migliorare la sopravvivenza: se il tumore ovarico è intercettato in stadio iniziale la probabilità di sopravvivenza a 5 anni è del 75-95%. In presenza di recidive, obiettivo delle terapie è la cronicizzazione: grandi passi in avanti sono stati fatti negli ultimi anni grazie all’avvento delle terapie anti-angiogeniche che impediscono al tumore di crescere e diffondersi, bloccando la neoformazione vascolare che alimenta il tumore.
«L’arrivo dei nuovi farmaci anti-angiogenici è stato un fatto molto importante dopo circa 20 anni di assenza di novità terapeutiche rilevanti – dichiara Nicoletta Colombo, Direttore Unità di Ginecologia Oncologica Medica, Istituto Europeo di Oncologia, Milano e Professore Associato di Ostetricia e Ginecologia, Università degli Studi Milano-Bicocca – bevacizumab, il primo di questi farmaci a essere utilizzato contro il tumore ovarico è in grado di assicurare un tempo più lungo senza malattia e senza gli effetti collaterali propri della chemioterapia».
Grazie ai progressi della ricerca in ambito ginecologico, oltre a bevacizumab, per le pazienti affette da tumore ovarico si renderanno disponibili anche nuove terapie, come i PARP inibitori.
Ma insieme ai progressi delle terapie, si fa strada anche la consapevolezza di quanto sia importante offrire alle pazienti un supporto di tipo psicologico. «Sono molti i Centri e gli oncologi che hanno compreso l’impatto devastante che la malattia ha sulla sfera fisica e psichica della paziente e quanto anche il supporto psicologico faccia parte integrante della cura», sostiene Roberta Nicoli, Psicologa, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR, socia fondatrice e membro del Consiglio Direttivo ACTO onlus. «Per reagire alla malattia e riappropriarsi di se stesse, possono essere importanti anche le piccole cose, i piccoli gesti quotidiani, un’ombra di rossetto, una parrucca, si può, anche se a fatica, uscire fuori dalla spirale angosciante della malattia».