Al via campagna di prevenzione del tumore del colon retto

di oggisalute | 8 settembre 2015 | pubblicato in Attualità
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Prenderà il via domani da Milano #iRUN2, campagna nazionale di sensibilizzazione alla salute, alla prevenzione e allo screening del tumore colon retto, promossa dall’associazione no profit Podisti da Marte, dall’Osservatorio Nazionale Screening (Ons), dal Gruppo Italiano Screening Colorettale (GISCoR), con il sostegno de La Gazzetta dello Sport e il contributo non condizionante di Roche. La tappa lombarda che inaugura l’iniziativa gode, inoltre, del Patrocinio di Regione Lombardia e del sostegno della Rete Oncologica Lombarda (ROL).

Il giusto stile di vita, in particolare la regolare attività fisica, può contribuire a ridurre il rischio di insorgenza del tumore del colon retto e lo screening offerto gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale può scoprire il tumore prima che sia troppo tardi.  Sono questi i pilastri su cui si basa #iRUN2, una campagna informativa sul tumore del colon retto, sulla sua prevenzione, sulla sua diagnosi. “È un’iniziativa che partendo dalla Lombardia, raggiungerà tra qualche settimana la Campania e via via altre Regioni, coinvolgendo attivamente cittadini, personaggi dello sport, dello spettacolo, della politica e del giornalismo. La nostra associazione no profit realizza progetti sociali per generare attivismo civico e solidale. Il nostro motto è: no profit, no stop. Attraverso la metafora della corsa e il divertimento valorizziamo l’impegno sociale. Da ciò trae linfa #iRUN2, una campagna che promuove la prevenzione attiva e attiva le persone a muoversi per la prevenzione”, spiega Fabrizio Cosi, fondatore e Presidente dell’associazione Podisti da Marte.

“Lo screening di popolazione del cancro colorettale è un programma di sanità pubblica offerto gratuitamente ai cittadini nella fascia d’età compresa tra i 50 e i 69 anni. Le ASL spediscono regolarmente gli inviti al domicilio e le persone che intendono aderire al programma ritirano il kit per la ricerca del sangue occulto nelle feci nei punti convenzionati con i servizi di prevenzione e, grazie a questo semplice test da effettuare a casa, è possibile intercettare la malattia in fasi precoci, quindi potenzialmente curabili, o di individuare i precursori del cancro, comunemente definiti polipi, la cui rimozione per via endoscopica impedisce l’insorgenza del tumore colorettale. Questo è un aspetto che viene poco valutato fino a oggi. Con lo screening colorettale riusciamo a diminuire la frequenza del carcinoma intestinale, non solo a individuarlo in fase precoce e dunque a renderlo più curabile. Il rischio di ammalarsi di cancro del colon retto aumenta con l’età e nella popolazione generale questo incremento di rischio diventa significativo a partire dai 50 anni, per questo le strategie di prevenzione e diagnosi precoce si mettono in atto a partire dal ‘mezzo secolo di vita’”, dice Emanuela Anghinoni, Presidente GISCoR.

Il tumore del colon retto è una delle forme di cancro più diffuse al mondo, con oltre 1,2 milioni di nuovi casi diagnosticati e più di 600 mila morti ogni anno. “In Italia le persone con una pregressa diagnosi di tumore al colon retto sono quasi 300.000 e siamo di fronte al tumore in assoluto a maggiore insorgenza nella popolazione italiana, con quasi 52.000 diagnosi stimate per il 2014. Tra gli uomini si trova al terzo posto, preceduto solo dai tumori di prostata e polmone (14% di tutti i nuovi tumori), mentre tra le donne si colloca al secondo posto, preceduto dal tumore della mammella”, ricorda Roberto Labianca, Coordinatore Rete Oncologica Lombarda (ROL), il network creato da Regione Lombardia per favorire la condivisione delle informazioni cliniche e la comunicazione tra i medici e le strutture sanitarie che attuano la prevenzione oncologica, assistono e curano le persone colpite da tumore.

“Individuato precocemente grazie ai programmi di screening – aggiunge Labianca – il tumore del colon retto può essere curato: nello stadio iniziale l’intervento chirurgico, eventualmente associato a chemioterapia, è in genere risolutivo; in caso di metastasi, si rende necessario un trattamento farmacologico che consiste nella tradizionale chemioterapia in combinazione con i farmaci biologici, terapie mirate in grado di interagire con processi vitali delle cellule tumorali come l’angiogenesi. L’avvento di questi farmaci ha contribuito a modificare la storia naturale del tumore al colon retto, riuscendo, in molti casi, nell’obiettivo di controllare la malattia, cronicizzandola».

Il test utilizzato nella quasi totalità dei programmi di screening è la ricerca del sangue occulto nelle feci, eseguito ogni 2 anni. L’esame, estremamente semplice, non invasivo, consiste nella raccolta, eseguita a casa, di un piccolo campione di feci e nella ricerca, in laboratorio, di tracce di sangue non visibili a occhio nudo, che possono essere indizio della presenza di forme tumorali oppure di polipi che possono, in futuro, degenerare. Una piccola parte dei programmi di screening attivi in Italia (in particolare nella regione Piemonte) utilizza al posto della ricerca del sangue occulto un altro esame, la rettosigmoidoscopia, un esame endoscopico dell’ultima parte dell’intestino, eseguita una sola volta all’età di 58-60 anni.

Secondo il Rapporto 2014 dell’Osservatorio Nazionale Screening, nel 2013 sono state invitate dalle ASL a effettuare l’esame di screening, in quasi tutto il Paese, circa 4,5 milioni di persone di età compresa tra i 50 e i 69 anni, con un aumento rispetto al 2012 di circa 300.000 persone, pari all’8%.

“Siamo a un buon punto, ma molto deve essere ancora fatto, per portare lo screening del tumore del colon retto a quei livelli di notorietà e adesione che contraddistinguono analoghi e comuni screening, come la mammografia o il pap test”, dichiara Marco Zappa, Direttore Ons. “Dalle nostre analisi emergono chiaramente due esigenze – prosegue Zappa. Da un lato è necessario migliorare, da parte delle Regioni, il livello di invito alla popolazione. Oggi lo riceve, in media, il 60% dei cittadini in target: al Nord oltre 8 persone su 10, 6 su 10 al Centro e, purtroppo, meno di 3 su 10 al Sud. Inoltre, bisogna alzare il tasso di adesione all’invito da parte della popolazione. In questo caso, la percentuale di cittadini che aderisce allo screening offerto dal servizio sanitario nazionale è pari al 44% su scala nazionale. Anche qui esistono differenze geografiche: 53% al Nord, 39% al Centro, 31% al Sud. Ci auguriamo che campagne come #iRUN2 possano contribuire ai nostri sforzi”, aggiunge Zappa. “Infine – precisa – un programma di screening non è solo l’esecuzione di un test, ma l’attivazione di un percorso di presa in carico del cittadino, ad esempio se l’esame è positivo si dovrà fare una colonscopia, e via dicendo. Osservatorio Nazionale Screening tiene monitorato il percorso completo ed è in grado di individuare in quale punto emerga, eventualmente qualche criticità. In questo modo il cittadino che entri nel percorso può essere confidente di essere preso in carico nel migliore dei modi.”

“Roche è un’azienda che non si limita a promuovere la ricerca e a sviluppare farmaci. Il nostro impegno è significativo anche nel sostegno a iniziative di respiro sociale. Da azienda leader nel settore oncologico, sentiamo la responsabilità di promuovere la prevenzione e sensibilizzare i cittadini sull’importanza screening del tumore del colon retto, sponsorizzando un progetto che ci auguriamo possa aiutare il nostro Sistema Sanitario a raggiungere un altro importante traguardo nel settore della prevenzione oncologica”, dice Maurizio de Cicco, Amministratore delegato Roche S.p.A.. “Attraverso queste iniziative, Roche conferma il proprio impegno al fianco dei pazienti e, in uno scenario sempre più complesso per il nostro sistema sanitario, ribadisce l’importanza di garantire il diritto alla salute e l’accesso alle migliori cure disponibili ai cittadini di tutte le Regioni”.

I programmi di screening per il tumore del colon retto sono dedicati a chi i 50 anni li ha già compiuti. Tuttavia, #iRUN2 non si propone solo di sensibilizzare chi li abbia superati a “correre” a fare il test. Vuole invitare anche i più giovani a riflettere, e a “correre” dai propri cari che hanno più di 50 anni per incoraggiarli a farlo. Tutti, infatti, possono sostenere la campagna #iRUN2, basta scattare un selfie e postarlo sulla pagina Facebook dedicata o sul proprio profilo (se pubblico) con l’hashtag #iRUN2, taggando almeno due amici affinché facciano lo stesso.

Sulla pagina Facebook di iRUN2, inoltre, saranno pubblicate informazioni sulla malattia, su come prevenirla e sulle attività correlate alla campagna. Hanno già dato la loro adesione ad #iRUN2, personaggi del mondo dello spettacolo e dell’informazione come Massimo Giletti, Nino Formicola (alias Gaspare), Alessandro Cecchi Paone, Annalisa Manduca, politici come l’on. PierPaolo Vargiu, già Presidente della Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati, la Sen. Laura Bianconi e uomini di sport come Maurizio Damilano.

La campagna parte il 9 settembre da Milano, con la “Missione Marziana” per #iRUN2, una vera e propria performance live organizzata da Podisti da Marte nelle strade della città meneghina. #iRUN2 proseguirà in autunno in Campania.

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