Cardiologia, bimba di 6 anni
salvata da team di medici palermitani
Due équipe mediche provenienti da ospedali diversi hanno salvato la vita ad una bambina di 6 anni. È accaduto a Palermo, dove il 26 agosto scorso hanno unito le loro forze e competente il reparto di cardiologia pediatrica dell’ospedale “Di Cristina” e l’Ismett (Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione).
La collaborazione fra le due realtà sanitarie palermitane si è concretizzata all’interno dell’Ismett, dove la piccola paziente è stata trasferita per “shock cardiogeno”, una condizione cardiologica rara ma molto pericolosa, che potrebbe avere effetti fatali se non adeguatamente trattata.
Malgrado la giovane età, un team di esperti cardiochirurghi e anestesisti rianimatori dell’Ismett si è mobilitato per sottoporre la piccola paziente al trattamento, avanzato e complesso, dell’ossigenazione extracorporea con l’utilizzo dell’Ecmo (ExtraCorporeal Membrane Oxygenation) veno-arterioso, una macchina cuore-polmone che consente di ossigenare il sangue, rimuovere l’anidride carbonica e fungere da pompa cardiaca in sostituzione del cuore.
La cooperazione degli esperti professionisti dei due nosocomi ha consentito, infatti di rimuovere l’Ecmo dalla piccolina 24 ore dopo il suo arrivo presso l’Ismett. In un momento in cui si discute sul futuro delle attività della cardiochirurgia pediatrica siciliana, questa particolare circostanza offre nuovi e non sottovalutabili spunti di riflessione e soprattutto la riconferma di poter usufruire di delicatissime prestazioni a Palermo, attualizzando un’assistenza di altissimo livello.
Tutto ciò è prontamente realizzabile, grazie alle realtà sanitarie esistenti ed alla sinergia di tutte le professionalità pediatriche operanti sul territorio, che sono pronte a collaborare per concretizzare un “Centro di cure e trapianti cardiologici pediatrici” rivolto, anche, ai cardiopatici congeniti adulti “Guch” che con peculiarità specifiche potrebbe essere la vera alternativa ai “viaggi della speranza” a cui, ancora oggi, tanti piccoli e giovani pazienti cardiopatici siciliani, con le loro famiglie, sono costretti a fare per poter beneficiare di cure eccellenti presso i lontani reparti del centro e del nord Italia.