La sessualità ai tempi dei social network: luci e ombre del “sexting”
I social network e la diffusione massiva di internet stanno cambiando stili di vita e abitudini. Nessun ambito è escluso e certamente la sfera relazionale e sessuale è quella che ne risente maggiormente, dati gli incontri a volte fin troppo “disinvolti” che si fanno in rete. Il fenomeno del “sexting”, la diffusione di messaggi con contenuti sessuali attraverso cellulari e internet, spopola ogni giorno di più e rischia di diventare incontrollabile. Ci spiega meglio cosa sta accadendo Piero Stettini, professore di psicologia generale e psicologia clinica presso l’Università di Genova e membro del Consiglio Direttivo della Fiss, Federazione italiana sessuologi italiani, in questi giorni impegnata nella Settimana del benessere sessuale.
Che cos’è il sexting?
“La parola sexting è un neologismo: deriva dalla combinazione dei termini ‘sex’ (sesso) e ‘texting’ (invio di messaggi): descrive il nuovo fenomeno, in crescita progressiva fra giovani ed adulti, dell’invio di foto e video sessualmente espliciti o di testi a sfondo sessuale attraverso i nuovi media, cellulari e internet. Si tratta di una nuova forma di comunicazione e di interazione sessuale, che sia negli adolescenti che negli adulti può presentare aspetti positivi e negativi, di rischio e di opportunità”.
Qual è l’atteggiamento dei media verso questo fenomeno?
“Spesso ciò che si vede è una tendenza all’eccessiva semplificazione della ‘realtà’ sexting: si tende a demonizzarlo per quanto riguarda gli adolescenti (in particolare le adolescenti), senza metterne in evidenza la complessità e la multidimensionalità: ad esempio molto poco si parla dei rischi che riguardano anche gli adulti (che ne fanno un uso molto frequente, specie i giovani adulti), e raramente si mettono in risalto le funzioni anche positive che il sexting può svolgere”.
Ma quali possono essere le funzioni positive del sexting?
“Il sexting può rappresentare una modalità, specie negli adolescenti, per esplorare e sperimentarsi nella sessualità, può costituire un ‘preludio’, un ‘sostituto’ dell’attività sessuale, può costituire una fase sperimentale per chi non è ancora sessualmente attivo. Può anche essere usato, specie nei ragazzi più grandi e negli adulti, per accrescere i sentimenti di intimità e vicinanza con il partner ed arricchire il ‘gioco’ della relazione di coppia. Queste funzioni positive non devono però farci dimenticare i rischi, anche rilevanti, che il sexting può comportare”.
Quali sono questi rischi?
“Un primo pericolo è quello della sessualizzazione precoce dell’infanzia: la precoce esposizione a contenuti sessuali/pornografici risulta dannosa allo sviluppo, e le inchieste condotte sui giovani che ricorrono – in modo attivo o passivo – al sexting ci mostrano che più l’età si abbassa, più questi appaiono preoccupati e turbati. Altro rischio è quello di una sessualizzazione dove le emozioni sessuali sono sempre più sganciate dalla fisicità, dalla presenza reale e corporea dell’altro, con una frammentazione che può favorire una oggettivazione sino alla mercificazione dei corpi, in particolare di quello femminile. Anche il cyberbullismo, fenomeno in forte crescita, è spesso associato al sexting: la diffusione incontrollata del materiale messo in rete, l’anonimità e l’indebolimento delle regole etiche nel web, l’assenza di limiti spazio-temporali rendono il bullismo elettronico molto più pesante e insidioso del bullismo ‘classico’. Sono sempre più numerosi i minori perseguitati via web tramite l’uso di loro immagini sessuali e la loro sofferenza psicologica è particolarmente intensa, in casi eccezionali può portare i ragazzi anche verso gesti estremi”.
Certo dev’essere angosciante vedere proprie immagini sessuali circolare liberamente sul web senza avere la possibilità di cancellarle. Anche per un adulto.
“In qualche caso, nonostante abbia luogo la denuncia e vengano presi provvedimenti da parte della polizia postale, non vi è la possibilità di eliminare definitivamente le immagini dalla rete; questo aspetto è molto condizionante per le persone che sviluppano di conseguenza stati di ansia e depressione. E, come giustamente osserva lei, questo rischio della perdita di controllo delle proprie immagini sessuali riguarda anche gli adulti, pur se di questo si tende a parlare davvero poco”.
Vi sono altri rischi, in particolare per i giovani?
“Certamente. Anzitutto il rischio pedo-pornografia: le immagini sessuali di minori immesse sul web possono entrare nel mercato pedo-pornografico. Inoltre è importante tutti sappiano –anche i ragazzi che immettono materiale in rete senza pensarci- che produrre e diffondere materiale sessuale riferito a minori costituisce reato di pornografia infantile e come tale perseguibile per legge. Un altro rischio favorito dal sexting è quello del ‘grooming’, l’adescamento online: teniamo presente che l’offrire da parte dei giovani immagini particolarmente provocanti di sé sulla rete (magari sul profilo di un Social Network) può attirare adulti potenzialmente abusanti che dopo aver conquistato la fiducia delle vittime con tecniche di manipolazione psicologica, possono indurle a superare le resistenze e instaurare con loro una relazione intima e/o sessualizzata. Un nuovo fenomeno che ha fatto la sua preoccupante comparsa negli ultimi anni è quello della cosiddetta ‘microprostituzione’, dove adolescenti (a volte anche bambini) maschi e femmine inviano loro immagini e video sessuali in cambio di piccoli regali, modeste somme di denaro o ricariche telefoniche. Un fenomeno ancora isolato ma in crescita che deve farci riflettere e intervenire con azioni appropriate”.
È vero che i ragazzi che ricorrono al sexting sono quelli più orientati verso i comportamenti a rischio?
“È possibile, anche se non sempre è vero; solo in alcuni studi è stata riscontrata un’associazione tra sexting e comportamenti sessuali non protetti (senza ricorso alla contraccezione e alla protezione dalle infezioni sessualmente trasmissibili), così come tra sexting, rapporti sessuali promiscui e abuso di sostanze (alcool e droghe)”.
Quindi non si può generalizzare su quali siano gli effetti del sexting sulla sessualità di giovani e adulti?
“La risposta è no: il sexting è un fenomeno complesso, dai molti significati, funzioni e conseguenze, per cui gli effetti che può avere sulla reale attività sessuale di giovani e di adulti sono diversi e variabili in rapporto ai differenti contesti, situazioni, personalità, e l’influenza può essere sia di tipo attivante (alimentando l’immaginario e il desiderio) sia di tipo inibente (dovuti all’ansia e al disagio connessi). Quello che potremmo osservare in generale è che la vertiginosa diffusione del sexting è in linea con la crescente tendenza della nostra società attuale ad apparire, a mettersi in mostra, ad ‘esibirsi’ anche negli aspetti più personali, con una tendenza al viraggio dalla vera intimità verso una sorta di intimità ‘sovraesposta’, di extimità!”.
Cosa bisognerebbe fare per proteggere i giovani dai rischi del sexting? Quale atteggiamento si dovrebbe tenere?
“Chiaramente il sexting non va esaltato ma neppure demonizzato. È fondamentale un’azione educativa di fondo che consenta ai giovani di sviluppare una consapevolezza dei rischi connessi a questi comportamenti (spesso i giovani ne sono inconsapevoli) e nello stesso tempo rafforzare in loro le capacità personali e interpersonali necessarie per vivere sessualità e relazioni sentimentali in modo costruttivo, responsabile e auto-determinato. All’interno di una educazione sessuale estensiva, che non sia limitata all’informazione, ma che offra occasioni di riflessione, dialogo, confronto e discussione, e che non sia solo centrata sui rischi della sessualità, ma anche sui suoi aspetti positivi e valorizzanti. Secondo le linee che abbiamo fissato come FISS, in accordo coi nuovi Standard dell’OMS dei quali ho avuto il piacere di curare l’edizione italiana”.
Tra adolescenti e adulti, chi più ricorre al sexting?
“Le percentuali dei giovani che ne fanno uso crescono di anno in anno e oggi circa un terzo degli adolescenti ne fa esperienza, con una tendenza progressiva all’abbassamento delle età che oggi comincia a riguardare anche la fascia della scuola elementare. Ma anche gli adulti fanno sexting! E tutte le ricerche ci dicono che nei giovani adulti il sexting è ancor più diffuso che negli adolescenti: circa la metà dei giovani adulti lo pratica, in prevalenza nei confronti del partner (circa un adulto su 5 verso persone non conosciute se non su internet), e il suo utilizzo tende a diminuire man mano che aumenta l’età”.
E i genitori?
“I genitori sono più inconsapevoli che impauriti dal fenomeno; dagli incontri con loro emerge la difficoltà nel comprendere le dimensioni di un fenomeno che può toccare anche i loro figli ad un’età molto precoce. Teniamo conto del fatto che più di metà dei giovani, come emerge dalle ricerche in Italia e all’estero, non parla con nessuno delle proprie esperienze relative al sexting, e del fatto che meno della metà di chi ne parla con qualcuno ne parla con i genitori. I genitori italiani in una ricerca europea appaiono i genitori meno consapevoli dell’esperienza di sexting dei propri figli. In Italia infatti solo il 15% dei genitori dei ragazzi che hanno sperimentato il sexting ne sono consapevoli, a fronte del 20% dei genitori francesi, del 25% di quelli inglesi e olandesi, del 29% di quelli spagnoli. È evidente che un’azione educativa va svolta anche – primariamente e parallelamente – nei loro confronti”.