Pugno duro contro gli esami “inutili”:
oltre 200 sono a rischio
Stretta del governo contro le prescrizioni mediche “inappropriate”. Nel mirino del decreto firmato dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sono oltre 200 prestazioni sanitarie a rischio di inappropriatezza. L’elenco è stato consegnato ieri ai sindacati che hanno 48 ore di tempo per fare le loro osservazioni tecniche da riconsegnare al ministro.
Il decreto preoccupa soprattutto i medici, che rischiano sanzioni se non giustificano adeguatamente le prescrizioni, soprattutto gli esami clinici. Entro la fine della settimana, dunque, arriveranno le prime osservazioni dal Consiglio superiore di sanità, che ha già espresso parere positivo, facendo alcuni rilievi recepiti dai tecnici del dicastero. Lo schema di decreto andrà poi in Conferenza Stato-Regioni.
Il giro di vite comprende centinaia di prestazioni ambulatoriali, fra cui estrazione e ricostruzione dei denti, l’applicazione di apparecchi mobili o fissi; esami di radiologia diagnostica come Tac e risonanza magnetica della colonna, degli arti superiori e inferiori, densitometria ossea. E ancora l’esame del colesterolo e esami di medicina nucleare e genetica.
Ma non è finita. Altre restrizioni sono previste per gli esami del colesterolo totale e Hdl e Ldl, trigliceridi, solo in persone con più di 40 e con fattori di rischio cardiovascolare o familiarità, da ripetere a distanza di 5 anni; test allergologici; test per valutare la compatibilità in caso di trapianto (tipizzazione genomica) ed esami di dermatologia allergologica.
“Il problema delle prescrizioni diagnostiche e ambulatoriali appropriate è reale – ha affermato Domenico Iscaro, presidente Anaao Assomed (Associazione medici dirigenti) – . C’è una spesa per prestazioni inappropriate, cioè non richieste da quel tipo di patologia, che viaggia intorno ai 12 miliardi. I sistemi sanitari evoluti hanno bisogno di regolamentare l’aspetto dell’appropriatezza. Bisogna trovare un punto di equilibrio che consenta al sistema di risparmiare risorse da destinare ad altri campi della Sanità. Quello che noi contestiamo è il metodo usato dal governo, la procedura scelta”.
“Noi crediamo – ha proseguito Iscaro – che non si possa stabilire a priori quale esame si può fare e quale no. Voler stabilire le condizioni di derogabilità significa dividere le persone in classi. Ad esempio, se stabilisci per decreto che la risonanza magnetica in rachide si può fare solo in presenza di un dolore continuo che superi le 4 settimane, il paziente bloccato da due settimane al letto con dolori lombari sarà costretto a pagare e a farsela privatamente. Mentre chi non ha i soldi dovrà aspettare, tenendosi il dolore per 4 settimane. Un intervento a priori da parte del Governo spinge enormi quantitativi di denaro nel privato, obbliga chi non ha i soldi a non eseguire la prestazione e limita l’autonomia professionale del medico”.
“Non sappiamo l’entità delle sanzioni economiche contro i medici che non si attengono a queste nuove norme –ha spiegato Iscaro-. Il paziente chiede gli esami al medico, che però gli spiega che non può prescriverglieli. A quel punto il paziente mette le mani addosso al medico oppure rinuncia a fare gli esami, oppure se lo va a fare a pagamento. Inoltre questa norma potrebbe spingere il paziente ad utilizzare il pronto soccorso, per ovviare al limite prescrittivo”.