Dissezione su corpi senza vita:
etica e ricerca a confronto
Si è concluso ad Arezzo, presso la ICLO Lab-Nicola’s Foundation, il VI Corso internazionale di dissezione chirurgica su cadavere organizzato dal Gruppo Didattico Friends. Una vera e propria scuola di neurochirurgia che utilizza i corpi senza vita per la formazione di nuovi chirurghi: un caso unico in Italia, perché fintanto che la legislazione non consentirà l’utilizzo del corpo di cittadini italiani determinati a donare le proprie spoglie terrene per la ricerca scientifica, i pezzi anatomici dovranno essere importati da altri Paesi.
Su questa assenza legislativa si sono espressi, in occasione dell’appuntamento, anche alcuni rappresentanti religiosi per un dibattito sempre molto acceso tra scienza, ricerca, religione e etica.
Don Carmine Arice, Direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della Sanità, ha sottolineato: “Se non è eseguita, senza eccezione alcuna, in disprezzo al cadavere, se non persegue, senza eccezione alcuna, scopi di lucro derivati dalla vendita del cadavere o da parte di esso, allora è da giustificare positivamente”. Sergio Rostagno, teologo della Chiesa Valdese, ha aggiunto: “Le informazioni in merito al non impiego dei cadaveri a scopo di studio mi sorprendono. Pensavo che la dissezione fosse pacifica anche in Italia, definiti alcuni canoni di umanità e rispetto per il corpo dei defunti”.
Invece, Gianfranco Di Segni, rabbino, biologo molecolare del CNR e docente al Collegio Rabbinico di Roma, spiega: “L’intervento deve esser compiuto nel massimo rispetto possibile del corpo, limitatamente agli organi rilevanti e con l’assicurazione che tutte le parti vengano poi riconsegnate ai parenti per una degna sepoltura”.
IL CONGRESSO INTERNAZIONALE – L’appuntamento punta all’esercitazione su cadavere su problematiche complesse e specialistiche avanzate, grazie ad una nutrita presenza di scienziati e ricercatori. Venti in totale i partecipanti, 10 italiani e 10 dal resto del mondo: presenza dal Sud America alla Scandinavia, dalla Tailandia alla Nuova Zelanda. Le lezioni consentono di operare su preparati anatomici umani per comprendere al meglio l’anatomia vedere direttamente quanto si è studiato sulla teoria e e per non commettere errori in un paziente che rischia la vita.
IL PARERE DELLA CEI – Don Carmine Arice, Direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale della Sanità, dichiara a tal proposito: “Recita il Catechismo della Chiesa Cattolica: «L’autopsia dei cadaveri può essere moralmente ammessa per motivi di inchiesta legale o di ricerca scientifica». Si legge nella Carta degli Operatori Sanitari: «Il cadavere umano è sempre da rispettare ma non ha più la dignità di soggetto e il valore di fine di una persona vivente. “Il cadavere non è più, nel senso proprio della parola, un soggetto di diritto, perché è privo della personalità che sola può essere soggetto di diritto”. Pertanto “destinarlo a fini utili, moralmente ineccepibili e anche elevati” è una decisione da “non condannare ma da giustificare positivamente”». Pertanto se la dissezione anatomica in laboratorio su cadavere ha il solo scopo di formare e/o migliorare la preparazione tecnica dei chirurghi e, di conseguenza, migliorare l’azione clinica e chirurgica del paziente, se non è eseguita, senza eccezione alcuna, in disprezzo al cadavere, se non persegue, senza eccezione alcuna, scopi di lucro derivati dalla vendita del cadavere o da parte di esso, allora è da giustificare positivamente.”
IL PARERE DELLA CHIESA VALDESE – Sergio Rostagno, teologo della Chiesa Valdese, si è invece espresso in questo modo: “Il problema non si è mai posto di recente in sede valdese, dove per le questioni di tal genere la Chiesa si dichiara incompetente, pensando che basti l’etica laica generale. E’ vero che le chiese hanno cominciato a interessarsi di recente di questioni come l’eutanasia o la procreazione assistita. Ed è anche vero che oggi i progressi scientifici e tecnologici pongono molti nuovi dubbi, e che, in questo, la riflessione che le Chiese intraprendono possono servire come ogni altra riflessione, laica o non laica, per promuovere un orientamento. Si tratta di questioni etiche, non di questioni di fede. Le informazioni in merito al non impiego dei cadaveri a scopo di studio mi sorprendono. Pensavo che la dissezione fosse pacifica anche in Italia, definiti alcuni canoni di umanità e rispetto per il corpo dei defunti. – La famosa tela di Rembrandt sulla lezione di anatomia avrebbe dunque anche un valore ideologico?”
IL PARERE DEL RABBINO – Gianfranco Di Segni, rabbino, biologo molecolare del CNR e docente al Collegio Rabbinico di Roma, spiega: “La legge ebraica considera in modo molto rigoroso il rispetto dovuto al corpo umano durante la vita (e perciò sono proibite tutte le forme di mutilazione). Tale rispetto è esteso anche a dopo la morte. L’autopsia è considerata un atto di deturpazione e ogni uso improprio della salma è espressamente vietato. L’autopsia può essere permessa solo in casi eccezionali, come ad esempio quando essa sia richiesta dal Tribunale penale in caso d’incertezza sulla causa della morte o qualora essa sia necessaria per la salvezza o la cura di altri pazienti affetti dalla stessa malattia. Anche in questi casi, comunque, l’intervento deve esser compiuto nel massimo rispetto possibile del corpo, limitatamente agli organi rilevanti e con l’assicurazione che tutte le parti vengano poi riconsegnate ai parenti per una degna sepoltura. Considerazioni analoghe possono essere fatte per la dissezione di cadaveri a fini didattici e per le esercitazioni chirurgiche. È certamente preferibile e auspicabile, se possibile, utilizzare metodi alternativi.”
I VANTAGGI – Il recupero di questa antica tradizione comporterebbe un abbattimento di costi di istruzione di circa un quarto di quello che si spende per la formazione nel settore. Tutto ciò deve essere ancora oggi spesso appreso all’estero, con conseguenti trasferimenti costosi ed eventuale rischio di un non ritorno del giovane chirurgo una volta entrato in un contesto lavorativo altamente professionale. Non soltanto si spendono quindi soldi, ma si rischia di perdere indispensabili leve per il futuro delle specialità medica e chirurgiche.
“Un laboratorio di dissezione anatomica su cadavere – precisa Luciano Mastronardi, Direttore UOC Neurochirurgia dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma e Presidente della Associazione Internazionale di Dissezione Anatomica (AIDA), – ha come obiettivo principale la formazione dei chirurghi di varie discipline (neurochirurgia, chirurgia generale, chirurgia maxillo-facciale, otorinolaringoiatria, ortopedia), consentendo loro di ottenere una preparazione adeguata su tecniche chirurgiche e microchirurgiche consolidate e su procedure innovative, mediante dissezioni anatomiche per lo più effettuate in corsi a tema in presenza di docenti e tutor nazionali ed internazionali”.
L’ITALIA “ARRETRATA” COME I PAESI ARABI – “La possibilità di imparare sul campo – aggiunge il Prof. Mastronardi unico docente italiano tra il board dei professori europei presenti – e non soltanto sul libro è essenziale per la nostra professione: un qualsiasi errore su una persona potrebbe costare la vita della stessa. Ma in Italia questa attività non è ufficialmente possibile in modo regolare a causa della normativa vigente nello Stato Italiano e nella Chiesa, ma non solo a causa delle due parti, bensì soprattutto per l’assimilazione di questa concezione nella cultura italiana. Noi siamo i fanalini di coda della ricerca e della didattica in chirurgia, al pari dei Paesi Arabi. Eppure l’Italia ha una grande Storia in questo campo: dai tempi di Leonardo Da Vinci siamo noi quelli che abbiamo per primi capito la necessità di investire sul corpo come strumento di formazione e di ricerca”.
L’IMPORTAZIONE DEI CORPI – L’importazione dei pezzi anatomici opportunamente conservati e preparati per la dissezione anatomica avverrà per mezzo di associazioni, a cui i donatori si rivolgono spontaneamente durante la vita per donare il loro corpo dopo la morte. Ciò avviene nel rispetto dell’aspetto etico: si tratta di volontari, in genere di nazionalità americana, che indicano nel loro testamento la volontà di donare il corpo per usi didattici e per la ricerca scientifica. Prima di esser preparati ed inviati nei laboratori di dissezione, le associazioni fornitrici provvedono a sottoporre gli specimen ai vari test necessari per escludere malattie contagiose e trasmissibili (epatite virale, HIV, etc), per la sicurezza di tutti coloro che verranno in contatto con essi.