Fumatori avvisati: le sigarette
aumentano il rischio di diabete
È noto agli scienziati come ai fumatori che il fumo sia una delle principali cause di morte. Adesso, un nuovo studio dell’Università di Harvard e la Huazhong University of Science and Technology, in Cina, i cui risultati della ricerca sono stati pubblicati nella rivista scientifica The Lancet Diabetes and Endocrinology, mette in evidenza il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 non solo da parte dei fumatori, ma anche di coloro che inalano fumo passivo.
Il team di scienziati, coordinati da Frank Hu e An Pan, si è basato su 88 studi effettuati nel corso degli anni su circa 6 milioni di individui. Dai risultati, gli scienziati hanno determinato che il fumo attivo innalza il rischio di diabete di tipo 2 del 37%, mentre quello passivo del 22%. Il diabete si sviluppa quando le cellule del corpo non reagiscono all’insulina, e conseguentemente non gli permettono di funzionare correttamente.
Secondo i ricercatori, ogni sigaretta aumenta il rischio di sviluppare questa malattia: per i fumatori «leggeri» si tratta del 21%, quelli moderati il 34%, mentre si arriva al 54% per quelli più accaniti. “Il fumo delle sigarette deve essere considerato uno dei fattori più a rischio per il diabete”, ha dichiarato il professor Hu. “Questo impegno da parte delle istituzioni sanitarie può avere un forte impatto sulla riduzione di questo rischio, a livello globale”.
È pienamente d’accordo anche il professor Naveed Sattar, dell’Università di Glasgow, in Scozia. “I medici dovrebbero menzionare anche il rischio del diabete, non solo delle malattie cardiovascolari e di molti tipi di cancro, per esempio quello ai polmoni. I pazienti che fumano devono essere informati del fatto che abbandonare il vizio contribuisca ad abbassare il rischio non solo di sviluppare malattie del cuore e tumori, ma a lungo andare anche il diabete”.
In particolar modo per le persone che soffrono di diabete una buona circolazione sanguigna dell’organismo e dei singoli organi è estremamente importante, perché soltanto così si riesce a evitare le diverse malattie secondarie del diabete o per lo meno a ritardarle.