Farmaci oncologici innovativi:
servizio sanitario a un bivio
I dati parlano chiaro: la mortalità per tumori è in costante diminuzione e in Italia la percentuale di sopravvivenza relativa a 5 anni è elevata ed è aumentata dal 1990 al 2007 del 18% negli uomini e del 10% nelle donne. Genomica, farmaci sempre più efficaci e selettivi, avvento dell’immunoterapia stanno contribuendo in modo determinante alla riduzione dei tassi di mortalità e ad un incremento dell’aspettativa di vita per gli oltre 363.000 italiani che ogni anno ricevono una diagnosi di tumore (dati AIOM-AIRTUM 2015).
L’altra faccia della medaglia è però la crescita incontrollata della spesa farmaceutica, in particolare quella ospedaliera. Secondo il rapporto Osmed 2014 sull’uso dei farmaci in Italia, i farmaci antineoplastici ed immunomodulatori sono le molecole a maggior spesa pubblica, pari a quasi 3 miliardi di euro (48,7 euro pro capite) superando i farmaci per il sistema cardiovascolare (45 euro pro capite). E nel periodo 2014-2016 il settore farmaceutico registrerà uno sforamento del tetto programmato di spesa pari a 3,8 miliardi di euro.
Come garantire l’universalismo del diritto alle cure, l’accesso tempestivo alle terapie innovative, la sostenibilità economico-finanziaria dei sistemi sanitari? Le opzioni sul tavolo sono molteplici e per capire quale è il modello più efficace a Roma rappresentanti delle Istituzioni, delle Società scientifiche e del mondo dell’associazionismo si sono confrontati pochi giorni fa nel corso del workshop «Il governo dell’innovazione farmaceutica: modelli di governance equa e sostenibile dei farmaci oncologici innovativi ad alto costo», organizzato da Motore Sanità con la collaborazione di Federsanità ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e MSD Italia.
«Il settore farmaceutico in questi ultimi anni sta vivendo una rivoluzione di portata epocale. Ci troviamo di fronte ad una grande sfida: mettere a disposizione dei cittadini nuove opportunità terapeutiche senza creare squilibri nei conti della sanità pubblica», afferma Mario Marazziti, Presidente della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati. «Occorre mettere mano, con saggezza, al tema della separazione delle voci di spesa, dei tetti, tra farmaceutica territoriale e ospedaliera. Se i farmaci innovativi permetteranno di guarire e non finire più in ospedale, dovrà cambiare anche il modello ospedaliero e quello di spesa».
Il tema fondamentale è quello delle risorse disponibili: il Governo italiano ha previsto l’istituzione di un Fondo per i Farmaci Innovativi, con una copertura finanziaria complessiva, per il biennio 2015-2016, di un miliardo di Euro, destinati in particolare alla cura dell’epatite C.
«Nella legge di stabilità è stato inserito e approvato un mio emendamento che svincola il fondo dei farmaci innovativi dal tetto territoriale e lo rende indipendente per il 2015 e il 2016: in questo modo si possono liberare risorse dando respiro alla Regioni che, con un’attenta programmazione, potranno rispettare meglio il diritto alla salute», afferma Emilia Grazia De Biasi, Presidente della XII Commissione Igiene e Sanità del Senato «Naturalmente è impensabile che il Fondo aumenti più di tanto: se si vuole evitare sofferenza su sofferenza a certe fasce della popolazione, occorre una revisione di tutta la politica del farmaco e reperire nuove risorse attraverso interventi sul prontuario o risparmi ottenuti dall’implementazione dei servizi territoriali».
Quello che viene messo in discussione è l’attuale modello regolatorio e di governance della spesa farmaceutica che, oltre a non garantire il rispetto dei tetti di spesa a livello centrale, a livello regionale determina una modalità gestionale altamente eterogenea che rischia di introdurre disequità e ritardi nell’accesso dell’innovazione ai pazienti.
«L’oncologia è uno dei settori in cui la disponibilità di farmaci innovativi ha contribuito e contribuisce maggiormente ad aumentare il tasso di sopravvivenza a fronte, però, di una spesa sempre più elevata», afferma Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. «Rispetto a un’offerta sempre più ricca è necessario, per esempio, distinguere quali siano i prodotti innovativi che, a fronte di un alto costo, non offrano invece benefici modesti».